heidegger e la cura

ISPIRAZIONE

... perché c'è l'ente piuttosto che il niente? ...

IMMAGINI IN MOVIMENTO

Digne Meller Marcovicz, Martin Heidegger.
Photos. 23. September 1966/16. und 17. Juni 1968

ABSTRACT

L'indagine filosofica per Heidegger consiste nella comprensione dell'essere dell'ente. La metodologia adatta a trovare una risposta alla domanda sul senso dell'essere è l'analitica esistenziale. Mentre la metafisica occidentale ha ridotto l'essere all'ente, al carattere comune di tutti gli enti, alla semplice presenza, una cosa fra le cose, portando all'oblio dell'essere. Se noi siamo seduti in giardino e ci godiamo il profumo delle rose in fiore o se dobbiamo dipingere tali rose, occorre non oggettivare la rosa degradandola a cosa ma sospendere il proprio sé per entrare in intima connessione con il mondo lasciandolo fluire liberamente in noi. L'estetica zen, che è espressione del mushin, la non-mente (uno stato in cui lo spirito si libera dalle determinazioni concettuali, dall'io e dalle sue passioni), si può accostare alla riflessione sull'indicibilità dell'essere di H. 
H. era un uomo che viveva in cima a una montagna, scriveva a lume di candela perché nella sua baita non aveva luce elettrica, scendeva con gli sci quanto doveva insegnare. Ha affascinato una quantità incredibile di studenti, anche il suo modo di vestire era un modo di vestire da contadino ripreso molto spesso dalle autorità accademiche ma il fascino che esercitava, la competenza filosofica ad altissimo livello non vi è alcun dubbio che sia il filosofo più grande del Novecento.  

IMMAGINI IN MOVIMENTO

Regista: Edward Zwick
Genere: Azione, Avventura
Anno: 2003
Paese: USA
Durata: 153 min
Data di uscita: 09 gennaio 2004
Motivazione: I punti di contatto tra la riflessione di Heidegger e la filosofia orientale sono numerosi. Soprattutto vi è un comune modo di sentire il mondo come l’abbandono, il distacco da ogni cosa, che è il modo per possederlo con autenticità. Nell’etica del samurai l’essere-per-la-morte significa sopprimere il proprio Ego e la propria soggettività, per raggiungere la perfezione nella fedeltà ai propri ideali. La prontezza a morire non è affatto una rinuncia alla vita, ma un modo più alto di viverla.

SCHEDA DESCRITTIVA

BAGAGLIO

* Esistenzialismo di Kierkegaard 
* Fenomenologia di Husserl

STRUMENTI

* Essere e tempo, 1927
* Ormai solo un Dio ci può salvare, 1966
* Dizionario filosofico
* Mappe concettuali
* La rete del pensiero, Loescher
* Manifesto della cura. Per una politica dell'interdipendenza, Alegre Comunità di cura cap. III; Prendersi cura del mondo cap. VI; 
* Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. Art. 4 Cost.
* Il buon uso del mondo di Natoli

MAPPA

LA TECNICA

L'uomo come Dasein ha un rapporto con le cose e progetta con le cose. Trasforma le cose in oggetti utilizzabili, gli attribuisce significati; opera per la salvaguardia delle cose e di conseguenza di sé attraverso la tecnica. 
Noi oggi viviamo nell'età della tecnica, caratterizzata dal pensiero calcolante, un pensiero, cioè, capace di percepire ciò che è utile. Inutile è ciò che non è utile ad altro perché ha valore in se stesso. Inutile per esempio è l'amore, la bellezza e tutte queste dimensioni vengono sostanzialmente trascurate dalla nostra cultura. Ad esempio anche l'opera d'arte diventa arte non quando esprime una qualche bellezza ma semplicemente quando entra nel mercato e allora ancora una volta viene assoggettata al pensiero che calcola, che guarda l'utilità e il profitto. Questa è l'essenza della tecno-scienza attraverso la  quale l'uomo diventa padrone e signore del mondo: la natura viene guardata solo dal punto di vista del suo sfruttamento e non più come terra di abitazione dell'uomo dalla quale l'uomo è stato sradicato. 
Mentre la tecnica antica si limitava ad assecondare la natura, invece la tecnica non si accontenta di sfruttare la natura ma gli interessa accumulare ciò che ottiene da questo sfruttamento vale a dire non si limita a usare ciò che la natura offre ma incamera i risultati offerti dallo sfruttamento tecnico della natura per averli sempre a disposizione. L'essere a questo punto non è più la natura ma, come dice H. è il deposito, il magazzino, la disponibilità delle cose in qualsiasi momento, a disposizione ogni qual volta l'uomo abbia intenzione di utilizzarle.
La tecnica è la forma più alta di razionalità mai raggiunta dall'uomo la parola però non è nata nell'ambito della filosofia ma nell'ambito dell'economia: la ratio era quello che si dava quando si comprava qualcosa, era la giusta corrispondenza del valore delle cose che si stavano dando. Le cose, allora, non vengono guardate dal punto di vista del bisogno che esse soddisfano ma semplicemente della loro capacità di scambiarsi tra di loro secondo questa ratio. Un esempio molto semplice è dato da un bicchiere d'acqua che svolge la stessa funzione cioè quella di dissetare sia qui che nel deserto ma qui non ha lo stesso valore di scambio che ha nel deserto, Quindi se le cose valgono in funzione del denaro che producono è chiaro che le cose vengono a loro volta snaturate perché non più misurate sulla base del bisogno ma misurate sulla base del loro valore, della capacità di scambiarsi con altre cose di cui il mediatore è il denaro.
Sia l'economia sia la tecnica che sono i due grandi scenari dove funziona la razionalità. Esse non considerano l'uomo, né le sue passioni ma l'efficienza e la produttività. Se questa diventa la forma universale del nostro modo di pensare noi avremo una progressiva esclusione dell'uomo della storia.
Non dimentichiamo che l'uomo è irrazionale, mentre il dolore, l'amore, la fantasia, il sogno, sono per la tecnica elementi di disturbo che vanno progressivamente messi a lato. Cosa resta allora della nostra identità?
Regista: Christopher Nolan
Genere: Drammatico, Biografico, Storico
Anno: 2023
Paese: USA, Gran Bretagna
Durata: 180 min
Motivazione: Il 6 agosto 1945 è stata sganciata la prima bomba atomica su Hiroshima. La ricerca scientifica deve essere indipendente da valutazioni morali? E a chi spetta questo compito? Se uno scienziato si rende conto che le proprie scoperte o invenzioni possono costituire un pericolo per l’umanità, ha il dovere di fermarsi, oppure la ricerca è indipendente dalle applicazioni pratiche?

I CARE

Nell'espressione "buon uso del mondo" c'è un implicito e cioè che del mondo si può fare un cattivo uso. Ecco allora il primo punto per definire l'epoca: stiamo facendo un buon uso del mondo, o stiamo facendo un cattivo uso del mondo?
Spesse volte confondiamo l'agire con il fare. Essi sono due termini che ci sembrano sinonimi, pressoché equivalenti. Ebbene, già qui c'è un'insidia, e, in fondo, la matrice dell'abuso del mondo: proprio nella confusione, o nella non distinzione, tra il fare e l'agire.
In greco, "fare" si dice in tre modi: pràxis, téchne e poiesis, che noi potremmo tradurre con "azione", "produzione o trasformazione" e "creazione".
Pràxis=agire vuol dire "mi muovo, passo un confine", "porto a compimento". Quindi l'agire è dare al nostro movimento una direzione, una destinazione. Non c'è agire quando ci si muove senza meta, senza un senso. 
C'è un altro significato della parola "mi occupo di", "mi appassiono" (I Care) "ne va della mia vita". 
Téchne=fare non è orientato al senso, non è orientato al bene e al male. E' orientato al risultato: fatto bene, fatto male. Al manufatto: “questo tavolo è ben fatto”, “questo computer è ben fatto”. Cosa vuol dire "ben fatto"? Corrisponde alle prestazioni per cui è stato costruito, che sono delle prestazioni determinate, definite: si fa questa cosa perché serve per una certa prestazione non del senso o del significato. Ma serve per la vita? 
Quindi, con lo sviluppo dell'umanità nel tempo, il fare, il produrre manufatti ha prodotto grandi risultati: Platone diceva che la téchne è la scienza della vita: l'uomo si è liberato dai bisogni, producendo oggetti si è liberato dai bisogni; ma mano a mano che produceva oggetti, più oggetti produceva, meno capiva perché. 
Non ne vedeva il senso, e quindi si sono moltiplicati i risultati parziali,
ma il senso della vita in generale è sparito, è rimasto sullo sfondo, per cui noi ci muoviamo senza sapere dove andiamo. 
Il nostro fare è staccato dall'agire. Pensiamo sempre al risultato, ma mai al senso che questo ha nell'intero della nostra vita. E non ci domandiamo neanche che senso ha la nostra vita: siamo alienati nelle cose e abbiamo perso la direzione, non sappiamo dove andare.
Questo lo si registra nella vita comune: ci diamo tanto da fare, ma al fondo c'è una scontentezza, un'insensatezza, l'incapacità di rispondere ai perché della vita. E allora il fare non è un costruire la vita, ma quasi un dimenticarsela, non è una conquista, ma diventa una fuga. E in questa fuga abusiamo del mondo. Perché?
Perché non è l'esercizio della nostra libertà, che ci interessa, ma confondiamo la libertà con la mobilità. Siccome ci muoviamo, crediamo di essere liberi, ma quanto noi siamo autori del nostro movimento? Nelle prestazioni, nei lavori, nelle cose che facciamo, quanto noi decidiamo? Quanto non ci sono imposti? Quanto non sono momenti di una routine anonima? 
Il risultato è un sentimento di delusione e spesse volte di stress. E di uso del mondo che non valorizza il mondo e le cose, ma si appropria di cose. L'elemento della appropriazione prevale su quello della fruizione, perché nel fruire delle cose bisogna essere attenti alle proprietà delle cose. Nell'appropriazione, invece, non c'è la fruizione, ma c'è tutt'al più il consumo e la dimensione nostra è l'ossessività del consumo.
Oggi noi non abbiamo più un'esperienza della libertà come "decisione per", ma abbiamo un'esperienza della libertà come accesso ai beni. L'esperienza della libertà è data dalla nostra capacità di acquistare, non dalla nostra capacità di decidere.
E mai come nell'acquisto siamo eterodiretti. La pubblicità, la performance: siamo costantemente sottoposti a qualcosa fuori di noi. E questo lo vediamo anche nell'educazione: quanto i bambini sono assistiti e poi sostanzialmente non si sanno governare, anzi l'unico modo per metterli a tacere è riempirli, rendendoli sempre più incapaci di decisione e sempre più sottomessi al consumo. 
La decisione nasce dal fatto che dinanzi all'offerta delle cose ci si tira indietro, le si giudica e si scelgono quelle che servono di più per la mia realizzazione. Ma per capire questo, le cose che servono di più alla mia realizzazione, io devo capire quello che sono, quello che posso fare, qual è la mia vocazione, qual è la mia disponibilità. Devo conoscermi, e questo esige riflessione, cura, imperativo etico, responsabilità politica. Il riscaldamento del pianeta, l'ecatombe di milioni di esseri viventi sta mostrando infatti, in maniera incontrovertibile che le nostre vite dipendono non solo dagli altri umani, ma dal mondo organico. Prendersi cura allora vuol dire anche sentirsi in relazione di interdipendenza con la natura.

IMMAGINI IN MOVIMENTO

Regista: Paolo Virzì
Genere: Commedia
Anno: 2022
Paese: Italia
Durata: 124 min
Motivazione: Roma. La siccità devasta la città da tre anni e la mancanza d’acqua ha cambiato la vita di ognuno. Mentre regole rigide si aggiungono alla sofferenza delle persone, strani personaggi girovagano per le strade della capitale. Emarginati, persone di successo, vittime e malfattori fanno tutti parte dello stesso tragico quadro e sono tutti alla ricerca della stessa cosa: la redenzione. il film accende dei fuochi sulla questione rilevante dell'uso che facciamo del mondo attraverso la ratio. Punti che possono diventare occasione per ognuno di una riflessione su un buon uso di questo mondo. 

ATTIVITA’ E VALUTAZIONE AUTENTICHE

Nei brani affrontati fra le argomentazioni troverai una serie di domande sul concetto di cura. Dopo averli letti realizza delle interviste radiofoniche sul tema avendo cura di chiedere prima di tutto l'autorizzazione a registrare la voce (che resterà comunque anonima). Assicurati che la registrazione sia chiara e priva di rumori di sottofondo. Ricorda di riportare il nome con il cognome puntato, l'età e il sesso (M,F,N) dell'intervistata/o. 

IMMAGINI IN MOVIMENTO

Regista: Wim Wenders
Genere: Drammatico
Anno: 1975
Paese: Germania
Durata: 103 min
Motivazione: Falso movimento è ispirato al romanzo Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister di Johann Wolfgang von Goethe. Oggi noi ci muoviamo ma senza nessuna destinazione. Però, siccome ci muoviamo, crediamo di essere liberi, ma quanto noi siamo autori del nostro movimento? L'azione ha un titolare, ha un fine e all'origine c'è una decisione. Nelle prestazioni, nei lavori, nelle cose che facciamo, quanto noi decidiamo? Quanto non ci sono imposti? Quanto non sono momenti di una routine anonima?

GUIDA LETTERARIA

NOTE A MARGINE

Qual è la responsabilità degli scienziati nell'uso della scienza? Quali sono i limiti della conoscenza scientifica? Continua a seguire i nostri itinerari in: Scienza e Filosofia. 
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