politica della bellezza

«La bellezza salverà il mondo» scriveva Dostoevskij. Ma come salvare il mondo se nessuno sarà più in grado di riconoscerla? 
Si deve ricominciare a educare attraverso il bello. Il bello che si riconosce in un patrimonio artistico e culturale da preservare, ma anche nella curiosità per il diverso, nel rispetto per il territorio. Cosa possiamo fare? 
Possiamo attraversare percorsi multidisciplinari su: la bellezza nella natura e nell’ambiente; la bellezza nel corpo umano e nell’amore; la bellezza nell’arte e nella cultura; la bellezza nella fantasia e nella creatività; la bellezza nell’infinito; la bellezza nella bruttezza. Per ogni riflessione, possiamo creare una rappresentazione visiva della bellezza. Potrebbe essere un disegno, una fotografia, una poesia o un breve racconto. Invitiamo ad esprimere la propria visione personale della bellezza e a collegarla ai temi del libro che proponiamo di leggere. Chiediamo di immaginare un mondo in cui la bellezza sia valorizzata e utilizzata per scopi positivi.
Cominciamo con la musica. Ascoltiamo la Sinfonia n.9 di Beethoven e disponiamoci nell'area "B" per 1 minuto; poi passiamo alle Premonizioni op.16 di Schönberg per un altro minuto e ci disponiamo se ci piace di più nell'area "S"; e così per un'altra volta ancora. Cosa è successo?
In questo esercizio il concetto di bellezza ha un ruolo chiave che Schönberg esprime in varie occasioni: «Spesso non sapevo fin da subito se quel che stavo scrivendo fosse bello, ma sapevo che era necessario». L’ordine che noi chiamiamo forma artistica è solo un espediente, non un fine in sé, così come «la bellezza non è una funzione della forma, ma un piacere intellettuale che scaturisce nel momento in cui la si comprende». 
E ora proseguiamo con l'esplorazione di nuovi territori...
* Politica della bellezza di James Hillmann
* La zattera della bellezza di Marco Dallari
* Il Simposio di Platone
* Plotino e l'anima
* Manuale di armonia
* Educare alla bellezza di Simone Porro
* Limite/proiettore
* Computer con accesso a internet
* Materiali per la creazione di opere d'arte (carta, colori, pennarelli, etc.)
* Cartelloni con indovinelli e sfide
* Chiavi, lucchetti e casseforti
* Materiali per la risoluzione di enigmi (carta, penne, colori, etc.)
* Opere d'arte o immagini evocative della bellezza
* Esplorare il concetto di bellezza come forza rivoluzionaria nella vita e nella società.
* Stimolare la riflessione critica sugli effetti della bellezza in diversi contesti.
* Promuovere la collaborazione e il pensiero creativo attraverso attività interattive.
Desidero mostrare perché un'idea di bellezza sia utile, funzionale, pratica. Parlare di bellezza oggi, con questa guerra nell'aria, questa devastazione apocalittica che si svolge proprio ora mentre siamo qui seduti, potrebbe sembrare inutile, elitario. Vi assicuro che non è così. 
Un primo interesse è nel fatto che noi vogliamo il mondo perché è bello, i suoi suoni, i suoi odori, la composizione delle sue strutture, la presenza sensibile del mondo come corpo. Ma, sotto la crisi ecologica giace la ben più profonda crisi dell'amore, il fatto che il nostro amore ha abbandonato il mondo; e che il mondo sia privo di amore risulta direttamente dalla repressione della bellezza, della sua bellezza e della nostra sensibilità alla bellezza. Perché l'amore torni al mondo è prima necessario che vi torni la bellezza, altrimenti ameremmo il mondo solo per dovere morale: pulirlo, conservarne la natura, sfruttarlo di meno. Se l'amore dipende dalla bellezza allora la bellezza viene prima, una priorità che si accorda con quell'esperienza fin troppo umana di sentirsi spinti verso l'amore dal fascino della bellezza.
Un secondo importante interesse, che sollecita una pratica della bellezza, è di carattere economico. Questo può sorprendere, perché generalmente la bellezza è considerata qualcosa di accessorio, un lusso, estranea allo scopo dell'economia. Se, per esempio, c'è da costruire una piazza, i progettisti definiscono prima di tutto la questione del traffico, poi l'accessibilità per le compere e per gli altri usi commerciali; come ultima cosa viene l'"immagine" della piazza: una scultura, una fontana, un piccolo gruppo di alberi e alcune aiuole, alcune luci speciali. L'artista è l'ultimo ad essere convocato e il primo ad essere eliminato, quando il progetto comincia a superare lo stanziamento. L'abbellimento costa troppo. È antieconomico. 
Invece, contrariamente a questo consueto modo di vedere, la bruttezza costa di più. Qual è l'economia della bruttezza? Quanto costano in termini di benessere fisico e di equilibrio psicologico un design trascurato, suoni, strutture e spazi privi di senso? Passare una giornata in un ufficio sotto un'accecante luce diretta, su cattive sedie, vittime del costante monotono ronzio del computer, posando gli occhi su una moquette logora e macchiata, tra piante artificiali, compiendo movimenti unidirezionali, premendo un pulsante, reprimendo i gesti del corpo, per poi, alla fine della giornata, tuffarsi nel sistema del traffico o dei mezzi pubblici, in un fast food e in un'abitazione di serie. Che costo ha tutto questo? Quanto costa in termini di assenteismo? In termini di abbandono della scuola, di iperalimentazione e di attenzione frammentaria? Qual è il costo di tutti i rimedi farmaceutici, di quella gigantesca industria dell'evasione che è il turismo, dello spreco consumistico, della dipendenza dalla chimica, della violenza nello sport, e di quel colonialismo mascherato che è il turismo? Forse che le cause dei maggiori problemi sociali, politici ed economici del nostro tempo non potrebbero essere ricercate anche nella repressione della bellezza? 
Dopo tutto, non è forse questo il grande enigma, il fatto cioè che le cose ordinarie possono rivelare il potere invisibile della bellezza? Abitualmente non osserviamo né in qualche modo interroghiamo le cose ordinarie, mentre cominciamo a dubitare quando ci troviamo di fronte a una qualche manifestazione di poteri che siano fuori dell'ordinario, e affrontiamo lo straordinario con meraviglia sebbene ci meraviglierebbero anche cose ordinarie se esse non ci fossero familiari e se qualcuno ce le descrivesse nei dettagli e ce ne spiegasse i poteri (Plotino).
Noi diamo per scontate le cose "ordinarie", e esse sono ordinarie proprio perché non le esaminiamo abbastanza attentamente nei dettagli, cosa che non consente al potere del loro sorriso estetico di rivelarsi. L'artista invece rivela proprio lo straordinario nell'ordinario. È questo il compito - non di distinguere e separare ordinario da straordinario - ma di guardare l'ordinario con l'occhio straordinario. Non è forse questa l'intenzione della pop-art? Perché ogni cosa particolare ha un potere sul quale non riflettiamo, ha una porzione di anima.
Questo senso del mondo come presenza di Afrodite è già dato nella parola greca kosmos, da cui derivano parole come "cosmologia" e "cosmonauta". Kosmos tradotto in latino diventa universum, rivelando la propensione romana per le leggi generali, l'intero mondo che gira intorno all'uno, unus-verto. Kosmos, invece, non significa un sistema che abbraccia tutto; è un termine estetico, meglio tradotto come "ordine opportuno", "appropriata sistemazione", cosicché l'attenzione ai particolari ha la precedenza sugli universali. Kosmos è anche un termine morale, come nell'espressione kata kosmon ("disordinato") che nell'Iliade significa "vergognosamente" (VI, 179), Kosmos abbraccia significati come "in maniera conveniente", "decentemente", "onorevolmente". L'estetico e il morale si fondono, come nel nostro linguaggio quotidiano, dove retto, vero e giusto sembrano implicare al tempo stesso il buono e il bello. 
Se il cosmo stesso implica la bellezza, se noi viviamo in un mondo estetico, allora il modo primario di adattarsi al cosmo sarebbe attraverso il senso della bellezza, attraverso la risposta estetica. Per questa ragione la repressione della bellezza ha proporzioni cosmiche. Non meraviglia che la civiltà sia nello scompiglio. Tutti abbiamo qualcosa che non va e abbiamo bisogno di terapia, perché abbiamo dimenticato che la vita è essenzialmente estetica, cosmologicamente estetica. 
Il concetto afroditico di bellezza come percezione sensoriale, o aisthesis - da cui deriva la nostra parola "estetica" - eleva la manifestazione a modo primario della conoscenza, e sostituisce la fede nell'invisibile alla fiducia nel visibile. 
Anziché l'analisi nei micro-bit della scienza o l'astrazione nelle esaurienti leggi della matematica e della teologia, è la "manifestazione" del mondo che ne rivela la verità. 
Non ci rendiamo ben conto di quanto l'"universo" abbia favorito la scienza, la matematica, la teologia e la legge, e di quanto abbia invece penalizzato le arti, che hanno a che fare con ogni particolare evento realizzato col corpo, in un dipinto, in una danza, o in un canto. 
Il cosmo invece non si presenta come un insieme "tutto abbracciante", ma come il manifestarsi dell'appropriatezza di ciascuna cosa, come e dove essa è. 
Politica della bellezza di James Hillmann
Regista: Emiliano Scatarzi
Genere: Documentario
Anno: 2022
Paese: Italia
Durata: 75 min
Motivazione: Emerge l’immagine di un uomo alla costante ricerca della bellezza, un fotografo con un’incrollabile etica professionale, in grado di effettuare una personalissima sintesi tra la realtà vera e quella rappresentata.
La classe viene divisa in squadre e "imprigionata" in una stanza virtuale (o reale) con indizi e enigmi da risolvere.
Gli enigmi sono basati su concetti chiave del libro "Politica della bellezza" e richiedono intuito, creatività e lavoro di squadra per essere risolti.
Superando ogni sfida, le squadre ottengono indizi che le avvicinano alla chiave per "liberare la Bellezza" dalla stanza.
La risoluzione finale richiede la creazione collettiva di un'opera d'arte che rappresenta la visione della classe sul potere della bellezza.
La valutazione si baserà sulla partecipazione attiva alle attività, sulla collaborazione all'interno del gruppo e sulla qualità del lavoro svolto durante la escape room.
I hear babies cry
I watch them grow
They’ll learn much more
Than I’ll ever know
And I think to myself
What a wonderful world
Yes, I think to myself
What a wonderful world
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