antigone di sofocle

... non sono nata per condividere l'odio, ma l'amore ...
E. Teschendorff, Antigone (1883), placca di ceramica. Collezione privata

INTRO 3

(Filippo V.) (2:17-4:11) Siamo nel V secolo avanti Cristo, nel tempo cioè in cui Sofocle creava la sua opera Antigone. Con questo nostro podcast proviamo a verificare insieme la validità dell'opera per vedere se i problemi morali e sociali dell'Antigone ci toccano ancora nel cuore e nella coscienza. Il coro esiste ma fuori scena ed è formato dagli ascoltatori. Il testimone si rivolge direttamente a voi chiamandovi: Cittadini tebani, gente della mia terra! Perché, vedete, quando un poeta si esprime in modo così totale in senso così universale noi siamo tutti coinvolti e allora la terra intera diventa Tebe e tutti i suoi abitanti tebani.
Anche gli altri personaggi si rivolgeranno direttamente a voi ascoltatori tentando di trascinarvi dalla loro parte, di convincervi, di compromettervi; ma, attenti! Voi siete liberi di rifiutare o accogliere le loro idee, siete padroni di un vostro autonomo e libero giudizio.

BAGAGLIO

* Edipo Re

STRUMENTI

* Antigone e la sua follia di Eugenio Borgna 
* Antigone di Sofocle, 1971, regia di Vittorio Cottafavi. 

PRESENTAZIONE 2

Per svolgere questo lavoro ci siamo divisi in gruppi da tre o quattro persone.
Ogni gruppo ha un ruolo specifico, diverso da quello degli altri:

uno per la riflessione sui temi
uno per i personaggi
uno per la presentazione del lavoro
uno per l’introduzione della tragedia
uno per i saluti e i ringraziamenti

Per ogni gruppo abbiamo scelto uno speaker, che espone il lavoro del proprio gruppo.
In più abbiamo creato dei personaggi virtuali con diverse applicazioni, tra cui Zepeto, Instagram e Whatsapp facendo in modo che un po' ci assomigliassero perché saranno interpretati da noi stessi. 
Fare questo progetto per noi è stata un’esperienza nuova e molto interessante, un modo alternativo per imparare, collaborando con gli altri.
Inoltre ci ha fatto riflettere molto sui temi della giustizia e dell’amore. Sofia, Beatrice e Marta Bianca

PERSONAGGI

TESTIMONE
Il coro, come nell'antica Grecia, nella nostra trasposizione, ha un'identità femminile e rappresenta le donne della città di Tebe ma anche le studentesse della nostra classe. Il coro, questa presenza essenziale del teatro greco, non apparirà sulla scena ma sarà sostituito da un personaggio che abbiamo chiamato "la testimone". Tale figura accompagna l’azione con i suoi commenti nei quali si riflette la “voce interiore del poeta”. Il suo punto di vista, le sue idee, i suoi ideali trovano nel coro il modo più intenso e coinvolgente di manifestarsi e di dare corpo alla sua ispirazione artistica più sentita e più partecipata. 
ANTIGONE
Figlia di Edipo, sorella di Polinice ed Eteocle, promessa sposa di Haemon, nipote di Creonte. È la protagonista principale e cerca di fare ciò che è moralmente giusto obbedendo alla legge. Dopo aver disobbedito al decreto del re Creonte, viene murata viva in una grotta e quando il re torna per liberarla la trova morta suicida. Questo personaggio è interpretato da Matilde. Si tratta di un personaggio vivo, straziato dal dolore ma fermamente, coraggiosamente e fieramente sicuro di dover obbedire alle leggi degli dei, come la sua interprete Matilde che crede fermamente nelle sue idee.
ISMENE
Sorella di Antigone; è l’opposto della sorella, è un personaggio mite e timoroso. Disposta a morire insieme alla sorella, ma da questa rifiutata, forse delusa perché in principio Ismene si era rifiutata di aiutarla a seppellire il corpo del fratello. È una donna dolce e timida, che cerca di dissuadere Antigone dal violare il divieto del re. Cerca di proteggere se stessa e la sua famiglia, ma alla fine si unisce alla sorella nella sua protesta. Questo personaggio è interpretato da Erika una ragazza molto introversa e attaccata alla sua famiglia.
CREONTE
Cognato di Edipo, diventa re di Tebe dopo che i figli di quest’ultimo si uccidono a vicenda. È inoltre destinato a scontrarsi con Antigone. È un uomo orgoglioso, autoritario e testardo, che si rifiuta di ascoltare gli avvertimenti del coro e delle altre persone intorno a lui. Potremmo descriverlo come il classico zio un po' troppo severo che alle feste di famiglia si diverte a fare la morale a tutti. Crede fermamente nella legge e nel potere che esercita come re, ma alla fine della storia si rende conto del suo errore. Questo personaggio è interpretato da Sasha un ragazzo che pur avendo un carattere completamente diverso ha saputo immedesimarsi bene nel personaggio.
EMONE
Figlio di Creonte e fidanzato di Antigone. Inizialmente prova a convincere suo padre ma in seguito si suicida dopo aver saputo della morte di Antigone. Questo personaggio è interpretato da Giulio un ragazzo molto indipendente, romantico e dolce. Questa parte sembra costruita proprio per lui.
TIRESIA
Il profeta saggio. Tiresia, il celebre indovino cieco, noto per la sua sapienza e conoscenza. Grazie alla sua capacità di percepire il mondo attraverso le orecchie e il palato, è in grado di fare previsioni accurate su eventi futuri. E' anche molto saggio e ha una profonda comprensione della condizione umana e della psicologia. Questo personaggio è interpretato da Mattia un ragazzo molto intelligente e curioso e forse anche lui un po' saggio.
EURIDICE
Moglie di Creonte e madre di Emone. Si suicida dopo la morte del figlio a causa del dolore. Questo personaggio è interpretato da Lara, una ragazza a primo impatto scontrosa ma anche dolcissima se ti guadagni la sua fiducia. 
Per lei, immedesimarsi in una madre, è stato difficile ma con un po' di esercizio ha saputo superare bene la prova e il risultato è stato molto coinvolgente. 

IL TEMA 1

Il principale tema nella tragedia di Antigone è il contrasto tra coscienza individuale e leggi dello stato. La ribellione di Antigone a Creonte, per obbedire alle leggi divine -e alla sua coscienza-, evidenzia infatti l'eterna questione sulla legittimità delle leggi umane: è sempre giusto seguirle? È, in alcuni casi, tollerabile la disobbedienza, quando questa è strumento della propria coscienza? Un decreto umano può imporsi sopra una legge universale? 
Inoltre il tema si amplia e si estende al concetto stesso di giustizia: i vari personaggi della tragedia si scontrano, muoiono perché non concordano sul valore da attribuire ad una certa azione, ma allora sorge spontanea la domanda: "Come decidiamo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato?" Ci sono dei criteri oggettivi? Oppure la giustizia deriva dalla nostra sola coscienza? O ancora, possiamo, siamo in grado di decidere cosa sia lecito e cosa no? Tutte queste domande sono sollevate dalla ribellione di Antigone e dalla tragica sorte a cui lei e gli altri personaggi vanno incontro, in una storia che è in realtà sempre attuale. 
Infine, la riflessione sulla disobbedienza alle leggi dello stato è, da sempre, di estrema centralità, ma assume ancora più rilevanza quando la si considera nel contesto del secolo scorso, con le dittature che si sono susseguite e che hanno dimostrato come la passività dei popoli, davanti a disposizioni che non potevano non destare il loro animi, sia proprio ciò che permette all'ingiustizia di permeare.
Un altro tema sicuramente centrale è il suicidio, più precisamente il suicidio volontario. Infatti nonostante le conseguenze che potrebbero seguire dallo sfidare il re, Antigone sceglie di perseguire il suo ideale morale. Però una domanda sorge: avremmo immaginato il suicidio di Antigone? La morte, conseguente a un gesto di amore impossibile, Antigone l'accoglieva con rara fierezza come destino al quale non avrebbe potuto sfuggire. Quando Antigone, imprigionata per aver infranto la legge del re, si impicca nella sua cella, si ha il culmine del conflitto tra la sua coscienza morale e il potere del re, infatti Antigone sceglie la morte piuttosto che vivere in un mondo in cui la legge del re prevale sulla sua coscienza morale. Il fidanzato di Antigone, Emone, si suicida anche lui, dopo aver tentato di salvare
Antigone dalla sua prigione e dopo aver scoperto che la sua amata si era uccisa. 
Il suo suicidio rappresenta la sua incapacità di vivere senza Antigone, che era diventata il centro della sua vita. Entrambi i suicidi nella tragedia di Antigone sono esempi di come le persone possano scegliere la morte piuttosto che vivere in un mondo che va contro le loro convinzioni e ideali. Inoltre, la tragedia di Antigone mette in luce anche il tema della morte come liberazione. Antigone e Emone vedono la morte come un modo per liberarsi dai vincoli della società e dalla loro sofferenza. Per loro, la morte rappresenta una via di fuga dalla realtà che non è più accettabile. Il tema del destino è, infine, altrettanto importante. Il destino, o il fato, era un concetto fondamentale nella mitologia greca e nella filosofia antica. Era allora sapere comune che gli dei controllassero il destino degli uomini e che il libero arbitrio fosse limitato. La trama dell'Antigone riflette questa visione del mondo, poiché i personaggi sembrano essere spinti verso il loro destino inevitabile, nonostante i loro sforzi per evitarlo. Antigone stessa, ad esempio, sembra essere governata dal suo destino fin dall'inizio della storia. La sua decisione di seppellire il fratello è motivata da una profonda convinzione che è il giusto e il
doveroso da fare, ma anche dal senso del destino che la guida. Antigone sa che ciò che sta facendo la porterà alla morte, ma continua comunque a perseguire la sua missione, credendo che il destino debba essere rispettato a tutti i costi. Il re Creonte, d'altra parte, sembra anche essere governato dal suo destino. La sua decisione di vietare la sepoltura di Polinice è motivata dal desiderio di preservare l'ordine sociale e la sua autorità come re, ma anche dal senso del destino che lo porta a ignorare le leggi divine. Tuttavia, alla fine, il destino si rivolge contro di lui, poiché la sua arroganza e la sua mancanza di rispetto per le leggi divine lo portano alla rovina. A niente serve quindi, in Antigone ma nella cultura greca in generale, ribellarsi contro il destino che è, quasi per definizione, inevitabile: non si farà altro che partecipare attivamente alla sua realizzazione.

LA TRAGEDIA

Antigone, eroina e vittima di questa tragedia, è un personaggio vivo, straziato dal dolore ma fermamente e fieramente sicuro di dover obbedire alle leggi degli dei e non ad un’autoritaria imposizione umana. La scelta che deve compiere tra la propria vita e ciò che ella sente come un dovere – dare sepoltura al fratello morto, traditore della città ma pur sempre a lei legato dal sangue e dagli affetti – è estremamente dolorosa e sofferta, ma la protagonista non sembra mai avere accenni di esitazione. Colpisce di Antigone soprattutto l’assenza di ripensamenti, la convinzione assoluta di essere nel giusto, la fierezza delle proprie idee, difese a costo della propria vita. D’altronde, proprio questa fermezza sembra rendere il suo carattere molto spigoloso: è troppo altera, mai dolce, mai pronta alla tenerezza, né con la sorella Ismene né verso Polinice, agisce per dovere, non parla mai apertamente di amore. 
Il tema della sepoltura sembra essere il più importante dell’intera tragedia, ed attorno ad esso ruota tutta la vicenda. Da sempre gli uomini hanno dato sepoltura ai propri morti e la vista di quel povero cadavere provoca non solo la pena di Antigone ma anche la commozione dello spettatore. Non si può non immedesimarsi nel ruolo di vittima di Antigone, non si può comprendere l’ostinazione cieca di Creonte nei confronti di un suo stretto congiunto che già ha pagato con la propria vita il suo errore. Creonte è indubbiamente il personaggio più spregevole del dramma, il contraltare di Antigone, il catalizzatore del risentimento e del disprezzo degli spettatori. Sta in difesa delle proprie convinzioni, contro tutti e tutto: impersona egli stesso la legge – che egli solo pretende di conoscere – e detiene il bastone che segna e delimita il confine tra il bene ed il male.
Antigone e Creonte sono destinati a scontrarsi. I loro caratteri sono allo stesso tempo distanti e vicini, così convinti delle proprio irrinunciabili certezze. Dal conflitto insanabile nasce la tragedia, che deve per definizione avere un esito fatale ed irreversibile per tutti i suoi protagonisti. Colpisce il fatto che – nonostante gli oltre 2 millenni che ci separano da questo testo – i suoi temi siano eterni e vivi ancor oggi: sono gli stessi che animano ogni conflitto, che lacerano le coscienze e che portano l’odio dell’uomo contro l’uomo in nome di valori cui nessuno, per troppo attaccamento e cecità, vuole per primo abdicare in favore del rispetto e dell’amore reciproco. 
Il figlio più giovane di Edipo, Eteocle, esilia il fratello maggiore Polinice. Quest'ultimo attacca Tebe, ma né l’uno né l'altro l’hanno vinta perché muoiono entrambi in battaglia. Eteocle riceve le onoranze funebri, che invece vengono rifiutate a Polinice, che lo zio Creonte considera un traditore della città. Saputo ciò Antigone, sorella di Eteocle, nonostante il consiglio dell’altra sorella più giovane, Ismene, insiste affinché il corpo del fratello venga sepolto. Si reca quindi inizialmente da lui per rendergli omaggio da sola, e viene arrestata e condotta presso Creonte che giudica colpevoli entrambe le sorelle e decide di imprigionare rimproverando ad Antigone di aver disobbedito ai suoi ordini. Ma Emone, figlio di Creonte, supplica il padre di lasciar libera Antigone, della quale è promesso sposo. Il re lo deride e ignora le sue suppliche. Gli anziani ricordano allora al re che solo una delle sorelle ha infranto le leggi: Creonte dunque cambia idea e decide di condannare a morte la sola Antigone. Mentre viene portata fuori da Tebe in una grotta ad attendervi la morte, l’indovino Tiresia avverte Creonte che gli dei sono molto irritati per la sua mancanza di rispetto verso i morti, e che tutto ciò porterà suo figlio alla morte. Creonte, preoccupato, si affretta a far liberare Antigone, sepolta viva, e a far seppellire Polinice. Ma quando arriva alla sua tomba trova la donna già morta: Antigone si è uccisa. Emone stringe il corpo della fidanzata morta, si getta sul padre per ucciderlo, ma manca il bersaglio. Rivolge allora l’arma contro se stesso, uccidendosi. Creonte ritorna quindi al palazzo per apprendere che la moglie Euridice s’è tolta la vita dopo esser stata colpita dalla notizia della morte del figlio: resta così solo, chiuso nel suo dolore.
SCENA 1 - TESTIMONE1
(Chiara G.) (4:11-7:54) Cittadini tebani, gente della mia terra! Il sole è tornato brilla di più sulle sette porte di Tebe e sugli scudi bianchi del nemico in fuga. Polinice l'aveva portato da Argo contro la nostra terra, un esercito fitto che urtò contro le mura invano, avido di sangue. Il furore dei nostri giovani lo assaltò, lo sgominò e il nemico scomparve prima di incendiare le torri.
Capaneo il superbo aveva già scalato il muro, una fiumana lo incoraggiava e lo spingeva ed egli dall'alto del muro gridò: vittoria! Contro il cielo profondo Dio lo udì e scagliò una folgore contro di lui. Il fato lo fermò, ebbro di bufera e di sfida cadde incenerito, precipitò, rimbalzò al suolo. La fiaccola che aveva alzato contro il cielo si spense, gli altri cadevano sul campo orribilmente colpiti e i due fratelli Eteocle e Polinice ...
Musica
Eteocle e Polinice puntarono le loro spade uno contro l'altro e si divisero in parti uguali la morte. Così mentre noi salutiamo la città liberata, nel loro sangue si estingue la dinastia dei nostri re, la stirpe di Laio. Funesta questa terra: l'oracolo fin dal principio aveva vietato a Laio di procreare figli, aveva predetto i lutti che avrebbero portato alla nostra città. Laio non ascoltò, volle perpetuare il nome, il potere della famiglia e l'oracolo... si è compiuto. Edipo suo figlio contaminò con l'incesto la nostra terra e fu causa della peste, vendetta degli dei.
I figli di Edipo, Eteocle e Polinice nel contendersi il trono hanno diviso il popolo, hanno diviso le famiglie, gli altari, portato lo straniero nella nostra patria e il destino ha raggiunto anche loro.
La reggenza è toccata (per dono misericordioso degli dei) a Creonte loro zio, uomo che fu sempre saggio, giusto, assennato lontano dagli eccessi della stirpe. Ora, nella casa di Edipo sono rimaste solo due fanciulle: la prima che piange i fratelli morti si chiama Ismene, l'altra pallida, occhi asciutti, quasi non più fanciulla è Antigone.
SCENA 2 - ANTIGONE E ISMENE
ANTIGONE (Matilde A.) (7:54-12:43) Ismene, dolce sorella tu credevi che il destino di Edipo avrebbe risparmiato almeno noi, invece eccolo che si avvicina. Hai udito il bando del nuovo sovrano? 

ISMENE (Erika V.) Non ho udito nessuna parola, né buona né cattiva, da quando i nostri fratelli ci hanno lasciato, uccisi uno dall'altro. Ho saputo che i soldati di Argo sono stati cacciati e poi più nulla. 

A. Ti ho chiamata fuori per confidare una cosa a te sola.

I. Quale cosa? Sembri agitata da un pensiero oscuro.

A. Creonte il nuovo re concede la sepoltura a uno solo dei fratelli a Eteocle. A Polinice, poiché venne con il nemico, no, non lo ha ritenuto degno di questo onore, secondo giustizia, come usano dire, Creonte ha chiuso Eteocle nella terra e sarà bene accolto dalle ombre ma il cadavere di Polinice, no. C'è ordine per tutti di non coprirlo di terra di non piangerlo neppure, di lasciarlo insepolto preda ai corvi che già lo guardano dall'alto per divorarlo. Questo ha ordinato il buono, il saggio
Creonte a te e a me. Sì, e non sono parole: chi farà un solo gesto per seppellirlo sarà lapidato perciò tu puoi mostrarmi subito se sei nata generosa o vile. 

I. E che cosa posso fare io se così è stabilito?

A. Rifletti, se hai voglia di tentare insieme a me ...

I. Ma che cosa? Dove ti porta la mente?

A. Vuoi aiutare queste mani con le tue a sollevare il morto. 

I. Pensi di seppellirlo contro il divieto!

A. Si è mio fratello e anche tuo se tu non lo rinneghi.

I. Non hai paura di disobbedire a Creonte?

A. Creonte non può impedirmi un dovere sacro verso la famiglia.

I. La nostra famiglia è condannata Antigone! Noi due siamo nate da un incesto nostro padre si è unito ignaro con la sua e nostra madre. Quando capì si è strappato la vista, la madre si è impiccata con una corda e i nostri due fratelli si sono uccisi l'un l'altro per lo stesso destino. Di quale morte più atroce vuoi che moriamo noi
trasgredendo il comando di un re? Noi siamo donne non possiamo per natura a lottare contro un uomo e contro un sovrano, io chiederò perdono ai morti e obbedirò alla potenza dei vivi. 

A. Non ti prego più e non gradirò più tardi che tu mi offra il tuo aiuto resta pure quella che sei e che ti piace di essere io lo seppellirò e poi sarà bello morire per lui, cara a lui, riposare con lui tra le ombre avrò compiuto un delitto santo. Alle ombre dovrò essere cara per un tempo più lungo perché tra loro starò o per sempre.  Rimani tu qui a disprezzare le leggi divine. 

I. Io non le disprezzo ma non so disobbedire a quelle dello stato. 

A. Obbedisci allora se questo pretesto ti basta io vado a seppellire mio fratello da sola. 

I. Non andare 

A. Non darti pena del mio destino cerca di scampare al tuo se vuoi 

I. Non rivelare a nessuno almeno quello che vuoi fare fallo in segreto, anch'io tacerò 

A. No, tu devi parlarne svelare l'opera mia il tuo silenzio mi sarebbe ancora più odioso 

I. Tu ardi dello stesso pensiero che agghiaccia gli altri 

A. Piacerò a quelli che devo amare 

I. Se riuscirai... tu vuoi tentare l'impossibile 

A. Almeno finché ne avrò la forza lo tenterò 

I. Ma prima di cominciare sai già che è impossibile

A. Odio le tue parole se sono pazza fammi compiere l'atto della mia pazzia è il mio desiderio morire per questo 

I. Folle fa pure se vuoi tu sei folle anche se i morti che ami ti saranno grati.
SCENA 3 - TESTIMONE2 E CREONTE
TESTIMONE2 (Marta M.) (12:43-17:29) L'amore della stirpe è più forte in Antigone dell'amore della legge, contro ogni consiglio della prudenza ella va a ricoprire il morto e viola così fedele ad una legge antica il comando di Creonte. Ma Creonte è un uomo retto egli ha posto la legge al di sopra delle parti e anche al di sopra di sé stesso e vuole riportare dopo tanti arbitri la sovranità della legge qui tra noi come possiamo non ubbidirgli. Viene... forse ci vorrà parlare lui stesso, ascoltiamo la sua parola. [Musica]

CREONTE (Sasha P.) Cittadini, la tempesta ha colpito la nostra città ma gli dèi ci hanno risollevato ora io conosco la fedeltà di ognuno di voi prima al trono di Laio poi di Edipo e dei suoi due figli, finché la guerra fratricida li ha divisi per il regno e uno per mano dell'altro, come sapete, sono caduti. Non sopravvivono che due fanciulle, le mie nipoti, e dunque l'unico della stirpe che può prendere su di sé il peso del trono e il trono stesso, sono io! Ecco perché voglio che mi conosciate. L'animo, il pensiero, la natura di un uomo non si possono conoscere nel profondo
prima che egli si sia manifestato negli atti del suo governo e nelle leggi che promulga. Zeus che tutto vede nel tempo mi sia testimone se io vedrò un pericolo minacciare la salvezza della patria non tacerò inerte ne sarò mai amico di qualcuno più che dello stato, la fedeltà di noi tutti è la forza prima dello stato con questi principi io lavorerò a rinsaldare le istituzioni. Di conseguenza, sapete come ho disposto per i figli di Edipo che sono caduti: Eteocle morto alla testa dei tebani per la difesa della patria sia chiuso nel sepolcro e abbia gli onori del funerale, ma suo fratello Polinice che non rassegnato al giusto esilio, tornò da Argo con armati per mettere a fuoco la terra dei padri e abbattere le statue degli dei per
spargere il sangue fraterno e piegare noi tutti in schiavitù non abbia sepoltura né pianto, il suo corpo sarà divorato dagli uccelli e dai cani. Questo è il mio giudizio: i traditori non avranno mai da me onori uguali ai giusti, solo chi serve la patria potrà sperare di essere onorato da me in morte come in vita.

T. Egli è il re e a lui appartiene stabilire la retribuzione di castigo o di premio agli amici e ai nemici come ogni altra legge ai vivi e ai morti

C. E voi ascoltatori vigilerete dunque che i miei ordini siano rispettati? 

T. Vuoi che loro facciano la sentinella?

C. No donna, le sentinelle sono già al loro posto 

T. Come possono vigilare allora?

C. Come giudici, non avrete pietà per chi disobbedisce 

T. Credi che qualcuno sfiderà il divieto per seppellire il morto?

C. Se il traditore ha ancora degli amici essi corromperanno qualcuno con danaro...
SCENA 4 - GUARDIA, CREONTE, TESTIMONE2
GUARDIA1 (Alice D.) (19:29-23:50) Signore, signore non posso dire di aver perduto il fiato per la furia di arrivare anzi molto volentieri non sarei venuto e anche venendo mi sono voltato spesso a guardare la strada per tornare indietro. La mia anima mi diceva: disgraziato vai proprio da Creonte a farti dare una pena sicura - mi diceva - ma se Creonte lo sapesse da un altro? - Rispondevo io - Non sarebbe anche peggio per me? E così mi sono fatto coraggio ed eccomi qua ma promettimi che non porterò pena per quello che dirò. 

CREONTE (Alive D.) Non vedo la causa di tutta questa paura 

G. Eeeh, il fatto non l'ho commesso io e neppure ho visto chi l'ha commesso, quindi non è giusto che venga un danno a me

C. Insisti a non dirmi questo fatto eppure hai l'aria di dovermi raccontare una cosa spiacevole 

G. Se no non sarei così esitante 

C. Vuoi parlare?

G. Ecco lo dirò

C. Dunque...

G. Il morto. Qualcuno è venuto a seppellirlo. Si, ha coperto il cadavere di terra e ha compiuto le offerte funebri 

C. E chi?

G. Non lo so, non lo so, nessuno l'ha visto e neppure ha lasciato traccia di vanga, la terra intorno era dura, secca, intatta, non solcata da ruote, nessun segno del colpevole. Quando all'alba la guardia di turno diede l'annuncio fummo presi tutti da stupore il corpo era stato coperto ma non tumulato. Soltanto un lieve strato di terra lo nascondeva alla vista dei cani per evitare un sacrilegio. Voglio dire: che i cani mangiassero il morto. Allora sorse tra di noi una disputa tremenda: ognuno per salvare se, accusa l'altro, tutti si difendono tutti si dicono all'oscuro dell'accaduto eravamo pronti ad afferrare, stringere con le mani ferri roventi, a passare nel fuoco, a giurare sugli dei che tutto ci era ignoto: di chi era l'idea e chi l'aveva attuata. Finalmente quando non restava più niente da indagare parla un tale che costringe tutti ad abbassare la testa impauriti, non sapevamo che cosa rispondergli perché non aveva torto ma nessuno osava mettere in pratica il suo consiglio che era questo: di venire da te a riferirti la cosa senza nasconderti nulla, così fu tirato a sorte ed è toccato a me, bel guadagno! E mi presento a te contro mia voglia e tua: nessuno ama i portatori di brutte notizie e con i potenti della terra bisogna essere prudenti!

T2. Ascolta signore il fatto è molto strano e potrebbe anche essere stato l'opera di un Dio

C. Sta zitta! Opera di un Dio. E' ripugnante la sola idea che un Dio si occupi di un traditore dove si è mai visto dove avete udito che gli dèi fanno onore ai delinquenti? No, la verità non è questa, la verità che vi sono alcuni che non si rassegnano ad obbedirmi, chinano il capo per farmi contento ma al tempo stesso corrompono le mie guardie con danaro lo so bene. Il denaro, nessuna invenzione ha portato agli uomini più corruzione, il denaro abbatte gli stati, scaccia di casa la gente, trascina le anime più oneste a cadere nell'infamia, insegna alla mente umana come compiere il male e l'astuzia per compierlo, ma viene il giorno che chi è corrotto e chi corrompe paga. Io rispetto ancora Zeus ma sappiatelo e giuro davanti a lui che se l'autore di questa sepoltura non verrà scoperto se non lo trascinerete qui davanti a me, non solo morirete ma sarete prima appesi e frustati finché confesserete questo abominio. La legge è al di sopra del lucro e dell'iniquità 

G. Bravo, sì signore preferisci che me ne vada così o posso dirti ancora una cosa? 

C. Che cosa? La tua voce mi infastidisce 

G. Ti dà fastidio all'orecchio o nel cuore?

C. Che differenza c'è?

G. Il colpevole ti da fastidio nel cuore, io soltanto all'orecchio 

C. Si vede chiaro che sei loquace dalla nascita 

G. Sì ma non colpevole di questa azione 

C. Io invece credo di sì, ti sei venduta l'anima per danaro 

G. E' terribile se uno di quelli che comandano si mette in testa un'idea falsa, vuota come un'ombra ...

C. Trovate il colpevole se non volete il premio di esservi fatti corrompere 

G. Si proverà. Speriamo, speriamo che qualcuno lo trovi il colpevole in ogni caso giuro qui non mi vedrà tornare! [Musica]
SCENA 5 - TESTIMONE3, GUARDIA2, CREONTE, ANTIGONE
TESTIMONE3 (Martina B.) (24:05-30:55) L'uomo è un vero portento in mezzo alla natura, non lo ferma neppure il mare: cattura il vento nella vela e via corre sulle onde e solca la spuma; ha imparato a fecondare la terra ogni anno mandando su e giù cavalli e aratri. Gli uccelli volano, i pesci nuotano sott'acqua ed egualmente l'uomo li prende con lacci con reti, doma animali più forti di lui, cavalli, tori e li mette sotto il giogo. L'uomo è padrone della parola del pensiero, è autore delle leggi e dei costumi civili, non ha paura neppure del futuro perché confida nel suo ingegno. Solo nella morte non conosce riparo. Non conosce riparo. Ma vivo, l'uomo è libero e la sua forza e la sua scienza può usarle nel bene come nel male e se le sue leggi saranno ispirate a leggi divine. Il suo popolo intorno a lui sarà felice. Se lo svia la superbia e il potere lo acceca sarà solo, odiato da tutti e noi non avremo in comune con lui né patria né pensieri. 
Questa fanciulla è Antigone, la figlia di Edipo...

GUARDIA2 (Sebastiano N.). Certo non la vedi? 

T. Antigone, tu hai trasgredito l'ordine del re?

G. Si, signora l'impresa l'ha compiuta lei colta sul fatto a seppellire il morto un'altra volta. Dov'è Creonte? Questa ragazza, l'ho sorpresa io che faceva il funerale a quello là e questa volta non mi hanno tirato a sorte perché la scoperta l'ho fatta proprio io. Adesso prendila e fanne ciò che ti piace, puoi giudicarla, farla confessare io sono libero.

C. Dove l'avete presa? Che cosa faceva?

G. Seppelliva il morto! L'ho vista mentre seppelliva il morto che tu vietavi di seppellire 

C. E come l'hai vista? 

G. Fu così: quando tornammo là, sotto i colpi delle tue minacce spaventose, togliemmo via la terra che copriva il morto, era già mezzo decomposto, poi ci mettemmo sulla cima di un colle al riparo dal vento che non portasse al respiro la puzza del cadavere, ci esortammo tra di noi a vigilare feroci contro chi avesse ceduto a quella attenzione e questo durò per un pezzo, finché il disco del sole non fu nel mezzo del cielo e l'aria avvampò. Ed ecco un uragano solleva da terra volute nere di polvere, invade la pianura, noi assistevamo con gli occhi semichiusi a quel flagello divino, infine si allontanava. Fu allora che scorgemmo la fanciulla, strideva lamentosa come un uccello sconsolato che trova il nido vuoto, così era lei nel vedere quel cadavere scoperto e con gemito alto malediceva gli autori del sacrilegio. Poi con le mani scavò rapida intorno altra terra secca e lo ricoprì ed infine con un'anfora di bronzo colpì tre volte la libagione funebre. La vediamo, ci precipitiamo, l'afferriamo, non si spaventa, la interroghiamo su quello che aveva fatto prima su quello che stava facendo adesso. Immobile non nega nulla. Io ne ebbi un sollievo ma anche un dolore perché uscire dai guai è un sollievo ma a metterci una fanciulla così è un dolore, vale bene la mia salvezza, però...

C. Puoi andare. E tu che resti lì a testa bassa confermi il fatto o lo neghi? 

A. Confermo perché negare. 

C. Puoi andare Guardia! Tu sei libero. [Musica]  
SCENA 6 - CREONTE, ANTIGONE, TESTIMONE3, ISMENE
C. (31:44-39:58) Rispondimi, conoscevi o no il mio divieto? 

A. Sì certo, tutti lo conoscevano 

C. E tu, anche sapendo, hai violato la legge? 

A. Non era una legge di Zeus e neppure la giustizia che protegge i morti ha mai stabilito questa legge, non credevo che un tuo divieto fosse tanto forte da permettere un mortale di violare le leggi non scritte, immutabili che ci hanno fissato gli dei, non da oggi o da ieri ma da sempre perché nessuno sa quando comparvero e potevo io per paura di un uomo, dell'arroganza di un uomo, venire meno alle leggi divine? Di morire non ho paura, sono nata mortale non per tuo decreto anzi per me che vivo dalla nascita nei lutti e negli orrori più presto muoio e più presto avrò pace. Non ho nessun rimpianto come ne avrei se avessi lasciato insepolto un figlio di mia madre, tutto il resto non conta. Parlo come una pazza vero? Ma forse chi mi accusa di pazzia e lui il pazzo.

T3. Antigone è di animo forte come era il padre non la spaventa la sventura che la sovrasta 

C. Questi spiriti duri sono quelli che più rapidamente si fiaccano, il ferro più saldo temprato al fuoco va in frantumi e i cavalli più impetuosi si fermano a una
breve scossa del morso. Costei già mi ha offeso calpestando la mia legge e ora vanta la sua prodezza e mi sfida tanto che non sarò più un uomo, ma lo diventerà lei se l'avrà vinta su di me. Detesto, odio soprattutto chi, scoperto il suo delitto, lo vuole esaltare. Ma anche se è figlia di mia sorella e forse anche più legata a me della mia stessa famiglia avrebbe ugualmente la pena che ho sancito. Come sua sorella, si anche lei, per aver consigliato o desiderato se non altro questa sepoltura. Chiamatela! 

A. Sono nelle tue mani uccidimi! Vuoi darmi più che la morte?

C- Niente di più. La morte è sufficiente.  

A. Fa presto allora parlare inutile. Io odio le tue parole, tu le mie. A me basta di avere dato sepoltura mio fratello, è tutta la mia gloria e anche costoro sanno che fu un'azione giusta ma la paura li fa tacere. Tra i vantaggi della tirannide c'è anche questo di poter dire e fare qualunque cosa. 

C. Non è vero nessuno pensa come te, avrebbero vergogna! 

A. Onorare un fratello non è una vergogna! 

C. Anche l'altro ucciso da lui era tuo fratello 

A. Certo erano nati dagli stessi genitori 

C. Ma non sono degni dello stesso onore ... devi scegliere se onori l'uno offendi la memoria dell'altro.

A. Eteocle è morto e non si può più offendere 

C. Dunque li metti tutti e due alla pari?

A. Certo! Era suo fratello Polinice non il suo schiavo 

C. Ma uno è morto per difendere Tebe, l'altro assalendola 

A. La legge della morte è uguale per tutti 

C. No, un nemico anche morto resta sempre un nemico 

A. E se io voglio amare anche il nemico?

C. Allora andrai ad amarlo sotto terra finché io vivrò non sarà una femmina a comandare! Ecco qui l'altra: due ribelli mi nutrivano in casa come vipere. Vieni avanti, hai preso parte anche tu al seppellimento o giuri di ignorare tutto?

I. Sono anch'io colpevole se Antigone non lo nega 

A. La giustizia lo nega, tu non hai voluto e io non ti ho fatto partecipare 

I. Lascia che sia al tuo fianco nella sventura!

A. Le anime dei morti sanno di chi è stata l'opera. Il tuo amore è solo di parole 

I. Non dire che sono indegna! Sono tua sorella e voglio morire con te 

A. No, faresti tuo un atto che non ti appartiene, io basterò a morire 

I. E come potrei continuare a vivere sa perdo anche te?

A. Ti resta Creonte tu ne avesti rispetto prima 

I. Perché mi ferisci? Il tuo scherno mi fa male, 

A. Si, fa male anche a me. 

I. Posso almeno aiutarti? 

A. Salvati la vita, io non te la invidio 

I. Fammi morire con te! 

A. La tua scelta fu di vivere la mia di morire

I. Ti avevo detto le mie ragioni...

A. C'è chi le approva e chi approva le mie 

I. Eppure vedi che siamo accusate tutte e due 

A. Tu sei viva, io in questa vita sono già morta da molto tempo 
 
C. Due pazze! Che una fosse pazza dalla nascita lo sapevo l'altra si è rivelata adesso 

I. Hai ragione, le disgrazie fanno perdere la mente 

C. No, la mente si perde quando si vuol restare uniti a un ribelle 

I. E che vita mi resta senza neppure lei 

C. Lei? Ma non hai sentito dice che è già morta!

I. Non la uccidere, è la sposa promessa di tuo figlio 

C. Ne troverà un'altra buona a generare 

I. E che abbia per lui lo stesso amore? 

C. Non voglio spose ribelli per i miei figli!

I. Emone! Se tu udissi tuo padre...

C. Basta! Non sta a me pensare alle sue nozze 

I. E tu davvero la strapperai a tuo figlio?

C. La morte gliela strapperà, non io 

T3. La sorte allora è decisa per Antigone, così credo...

C. Lo credo anch'io, con il vostro consenso, spero. Avanti! Non perdiamo tempo portatela là dentro e chiudetela bene, anche i coraggiosi hanno paura quando la morte si avvicina. 
SCENA 7 - TESTIMONE4, CREONTE, EMONE 
TESTIMONE4 (Agostina D.) (38:58-49:04) Quando un dio ha preso di mira una famiglia, la sventura continua ad abbattersi anche sui figli, sui figli dei figli, come un'onda che si gonfia al soffio del vento sui gorghi dell'oceano e sconvolge la sabbia del fondo e frusta le scogliere che gemono senza riposo. Antigone era la luce di questa casa, l'ultima luce, e un po' di terra gettata su un morto l'ha spenta. Che odioso delitto e che cieca follia! Ma Zeus non si piega alla superbia umana neppure il sonno che tutti incanta lo vince il fluire degli anni non l'ho muta, vive eterno nella chiarità luminosa del cielo. L'uomo invece deve stare attento perché la sua sorte ruota e chi oggi regna domani può cadere in rovina. Quando dio vuol perdere un uomo gli oscura prima la mente così il male che fa gli sembra bene e l'ora della sua caduta si avvicina. La speranza del potente non sempre è fondata, spesso è trama dei vuoti desideri, è come il cieco che non si avvede del fuoco se prima non si è bruciato. [Musica] 
E' il figlio di Creonte, Emone che viene. Forse ha saputo della condanna di Antigone e la triste fine delle sue nozze 

EMONE (Giulio B.) Padre... 

C. Hai udito certo la sentenza contro la donna che ti era stata promessa 

E. Si padre 

C. Spero che tu non sia venuto qui adirato per questo, almeno al proprio figlio l'opera di un padre dovrebbe essere accetta 

E. Padre io sono tuo, tu mi guidi con i tuoi consigli e io antepongo le
tue leggi alle mie nozze 

C. Bravo! E' molto nobile accettare la volontà del padre soprattutto quando non è facile, anzi è duro lo so, ma questo premia il mio sforzo di aver educato dei figli rispettosi che nel bisogno aiutano il padre soccorrono i suoi amici, combattono i suoi nemici, l'uomo che governa un popolo deve reggere con saggezza la sua casa prima e io non posso sopportare che per orgoglio si metta al di sopra delle leggi colui che sa sottomettersi sono sicuro che saprà un giorno comandare come prima seppe obbedire e nella battaglia resterà saldo al posto assegnato. La disobbedienza sovverte gli stati, disgrega le famiglie, in guerra disfa le file dei combattenti, semina la rotta poi la fuga e la strage, mentre la disciplina sotto un governo saggio può tenere saldo uno stato e la vita del suo popolo, per questo bisogna difendere l'ordine e le leggi che stabiliscono ordine. 

E. Padre, la ragione è il più prezioso dei doni e io non posso né oso dire che tu non hai parlato con ragione, avviene però che anche altri possano pensare una cosa sensata. Per me ad esempio è più facile accorgermi, poiché sto più in basso, di che cosa i tuoi sudditi vivono, fanno o disapprovano. Un popolano davanti a te se sa di dire una cosa te sgradita tace per timore a me invece è possibile avvicinandomi udire discorsi, anche a bassa voce, che si fanno in città. Ora ad esempio tutti commiserano questa fanciulla e dicono che è la più innocente delle donne che paga con l'infamia un atto degno di lode perché non volle che suo fratello caduto nella strage venisse lacerato dai corpi dei cani perciò lo ha sepolto e tutti copertamente giudicano che questa pietà è un merito. Padre non c'è un bene che io stimi di più del tuo onore, a un figlio deve essere cara la fama onesta del padre come a un padre quella dei figli. Non ti chiudere in cuore l'idea che la verità sia tua e che nessun altro può avere ragione. Chi è convinto di avere senno, di avere parola e giudizio lui solo, nell'interno dell'anima è vuoto, l'uomo saggio non è ostinato e non rifiuta il giudizio degli altri e quando un fiume in piena d'inverno raggiunge gli alberi della riva solo i più flessibili piegandosi resistono, i tronchi rigidi lo seguono con tutte le radici. Così un navigante che rinforzando il vento non allenta le scotte anzi tende di più la vela, finirà con la chiglia in aria. Ti prego calma il tuo cuore e anche se sono giovane accetta un consiglio da me, certo sarebbe meglio essere perfettamente saggio e non avere bisogno di nessuno, ma non è così e se uno parla con saggezza è saggezza ascoltarlo [Musica]

C. Ah, così noi alla nostra età abbiamo trovato che ci insegna la saggezza, un figlio 

E. Non guardare ai miei anni se ti darò un consiglio giusto

C. Darla vinta ai ribelli? 

E. No, se tu giudichi che la sua è una colpa, non è pietà che ti chiedo

C. Dunque, tu giudichi che non è colpevole

E. Tutto il popolo dice che non lo è 

C. E allora sarà il popolo a dettarmi ciò che devo comandare? Vorresti che dessi lo
stato ad altri e rinunciassi alle mie leggi?

E. Ma lo stato non esiste se appartiene a uno solo 

C. Allora un re secondo te non ha più la facoltà di regnare? 

E. Regnerebbe su un deserto

C. Sei uno stupido! Dominato da una donna

E. Almeno non sono dominato da un errore

C. E' commovente come la difendi

E. Ma io difendo anche te, e me, e la volontà degli dei

C. E' inutile ho già deciso che muoia

E. Allora anche un altro morirà oltre a lei

C. Arrivi fino a minacciarmi? 

E. No, non hai capito, seguiti a non capire

C. E' vero che vuoi insegnarmi la saggezza

E. Se non fossi mio padre direi che hai smarrito la ragione

C. Sta zitto schiavo di femmine!

E. Vuoi parlare tu solo senza che nessuno ti risponda 

C. Giusto, e ti pentirai di queste parole contro tuo padre. Portate qui quella donna che muoia qui adesso davanti al suo fidanzato e difensore 

E. No, non lo fare, davanti a me non morirà. Padre addio, questa è l'ultima volta che tu mi vedi resta con questi amici tuoi che ammettono la tua pazzia.
SCENA 8 - TESTIMONE 5, CREONTE, ANTIGONE  
TESTIMONE 5 (Beatrice L.) (49:13-56:03) Se n'è andato sconvolto dall'ira, il dolore alla sua età può trascinarlo ad un'angoscia pericolosa 

C. Lascia che vada, il dolore gli viene dalla sua superbia e non salverà la vita a queste due 

T5. Pensi di farle morire tutte e due? 

C. No hai ragione, quella che non ha toccato il morto ha le mani pulite, la salverò 

T5. E l'altra, la farai uccidere?

C. La porterò lontano da qui, la chiuderò in una caverna viva con quel tanto da mangiare che si dà come viatico ai sepolti e là invocando Ade, il dio dei morti, il solo dio che lei adora forse otterrà di non morire

T5. L'amore, l'amore è una forza invincibile, l'amore sconvolge le fortune di un uomo, fa avvampare di notte il viso di una vergine, l'amore accompagna il navigante oltre il mare, l'amore visita nella sua campagna solitaria il pastore, nessuno si può salvare, né un dio né uno di noi che viviamo un giorno e chi d'amore è posseduto può fare pazzie, l'animo giusto diventa temerario e si corrompe come Emone, che ha sfidato ora il padre per amore della sposa, per il chiarore dei suoi occhi. Non si resiste al divino gioco di Afrodite [Musica]
Adesso credo che anch'io peccherò contro la legge perché non riuscirò a trattenere le lacrime. Antigone si avvia a gelide nozze al gelido letto che ci accoglie nell'ultimo sonno.

A. Addio gente della mia terra, io seguo l'ultimo viaggio vedo il sole per l'ultima volta poi entrerò nella notte per sempre e Ade, il dio che ci attende oltre quel sonno mi porterà alle rive di Acheronte ancora vergine, senza aver udito i canti delle nozze. Andrò sposa all'acqua nera di Acheronte.
 
T5. Tu sai che la lode del popolo anche se occulta ti segue nell'oscuro ritiro dei
morti, tu ti avvii alla tomba ancora viva e intatta, né consunta dal morbo né colpita da spada 

A. Siatemi testimoni: io sono colpita da una legge ingiusta e non ho un amico che pianga mentre vado a essere sepolta 

T5. La tua audacia ti ha fatto precipitare nel gorgo della giustizia ed è anche questa una conseguenza delle colpe di Edipo 

A. Lo so, il letto di mia madre lordato dagli amplessi di suo figlio, io nacqui da
questo incesto, lo so, sono maledetta per questo non avrò nozze e andrò a vivere in
eterno con i miei infelici genitori e i miei fratelli morti 

T5. Onorare i morti come tu hai fatto è pietà, ma chi fa una legge non può consentire che tale legge sia violata, ti sei perduta 

A. Mi trascinano per questo viaggio inevitabile, senza amici. Dov'è il mio sposo? Mi tolgono questa luce del sole sacro. Emone neppure tu, nessuna voce umana udirò piangere per me 

C. Non sapete che i lamenti non ci sarebbero mai se giovassero prima della morte? Che cosa aspettate chiudetela dentro il sepolcro come ordinato e lasciatela sola. Che si lasci morire se vuole o che viva finché può

A. Tu sei la mia stanza nuziale tomba chiusa, eterna dimora, starò con i miei morti cari e io vengo per ultima in questo modo lugubre. La mia parte di vita non è ancora trascorsa ma voi mi amerete padre, madre, fratello, vi ho lavato, adornato, sepolto con le mie mani. Polinice, per seppellire te ho ricevuto questo premio eppure non mi pento. 

T5. Non è più in sé, il suo animo comincia a vaneggiare 

C. E' colpa della lentezza delle guardie

T5. Sei così impaziente di farla morire? 

C. La commozione non mi tratterà dal far eseguire gli ordini 

A. No, aiutatemi. La figlia dei vostri re è condannata per un atto di pietà. No, dei della patria aiutatemi 

T5. E' inutile ribellarsi il fato è una morsa inesorabile, non lo fermi né col denaro né con le armi né con le mura, ne lo fuggì con neri vascelli sulle onde del mare 

A. No, io sono condannata contro ogni giustizia, se questo non è vero, anche tra i morti ammetterò il mio errore ma se sono innocente io vi auguro che di questa mia morte sia peggiore la vostra [Musica]
SCENA 9 - TIRESIA, CREONTE, TESTIMONE 6  
C. (56:31-1:03) Tiresia... 

Tiresia (Mattia S.) Prometti che mi ubbidirai

C. Non mi sono mai allontanato dal tuo consiglio 

T. Ma oggi cammini sull'orlo della sventura 

C. Che cosa vuoi dire? 

T. Ascoltami, stavo seduto sotto la mia pianta dove tendo l'orecchio ai suoni degli uccelli per trarne auspici, ad un tratto odo uno scompiglio sotto i rami, un nugolo di corvi si assaltavano stridendo, si laceravano col becco, dal rombo delle ali capivo che c'era una lotta furiosa. Non era un buon presagio e voglio offrire un sacrificio agli dei, ma appizzo il fuoco e quello non divampa. Il male di cui soffre Tebe deriva dalla tua volontà, i templi sono stati lordati dalla carne putrida d'uomo, lasciato insepolto per causa tua, perciò gli dei non accettano più sacrifici e gli uccelli sazi di sangue umano danno presagio di morte. Rifletti Creonte, errare è comune tra gli uomini ma colui che si ravvede può guarire il suo male e non solo il suo, il vero stolto è soltanto colui che si ostina, cedi davanti alla morte del tuo nemico risparmiagli il disonore. Che vantaggio ne hai tu a infierire su un cadavere, dico per il tuo bene ascoltare la parola di verità è saggio, è utile 

C. Sono diventato il bersaglio di tutti, neppure le profezie mi risparmiate, ma voi quel morto non lo chiuderete nella tomba! Cadono, Tiresia anche gli uomini più scaltri quando usano belle parole in vista di un profitto 

T. Sai che non stimo nulla più dell'onestà 

C. E io nulla meno dell'impostura 

T. Tu, non sapendolo, sei nell'impostura

C. Non voglio rispondere con insulti a un indovino 

T. Mi insulti non credendo alle mie parole 

C. Le parole dei profeti sono tutte in vendita 

T. E quelle dei tiranni sono schiave della superbia 

C. Stai parlando al tuo re hai dimenticato? 

T. No, perché il tuo regno lo devi ai miei oracoli 

C. E ora rischio di perderlo per le tue menzogne

T. Non costringermi a smuovere segreti che ho fermi nell'animo 

C. Tirali fuori se non hai in mente di guadagnarci 

T. Credo che guadagnerai tu

C. Ma non tu, non guadagnerai il mio animo sappilo bene 

T. Sappi tu bene, che non si compiranno molti giri del sole e tu darai un uomo nato dalle tue viscere come riscatto per questi morti perché hai chiuso una creatura viva
in una tomba e tieni qui sulla terra un cadavere insepolto separato dagli dei sotterranei e questo non è concesso neppure a un dio. Se dico questo per lucro lo vedrai tu stesso tra poco quando i lamenti risuoneranno nella tua casa e le tribù del regno si leveranno in tumulto per il fetore impuro di carne umana che cani ed uccelli avranno sparso nei recinti sacri. Tu mi hai offeso Creonte e io come un arciere scaglio contro il tuo cuore queste frecce infallibili che non puoi evitare. E ora vado via da qui che impari a tenere calma la lingua e più serena la mente [Musica]

TESTIMONE 6 (Sofia M.) Ha predetto una cosa terribile e tu sai che non ci ha mai mentito 

C. Lo so, sono sconvolto cedere è tremendo, ma sfidare la maledizione può essere più tremendo ancora 

T6. La prudenza, mio re, è necessaria 

C. Che cosa devo fare? Dillo tu, parla!

T6. Va, libera la fanciulla dalla grotta e dai sepoltura a suo fratello

C. Tu credi che sia necessario cedere?

T6. Si re subito! La punizione degli dei è un colpo già vibrato se vuoi fermarlo affrettati 

C. Non so piegarmi, eppure so che devo farlo, non c'è speranza a lottare contro il fato 

T6. Fa presto, e va tu stesso, non mandare altri 

C. Sì, sì andrò io stesso, io l'ho imprigionata e la devo liberare io. Guardie con me! bisognerà rispettare sempre le leggi degli dei finché dura la vita

T6. O dio dei molti nomi, tu che abiti a Tebe come in tutto il mondo, tu che presiedi il segreto cuore degli uomini, vieni in aiuto o dio, la nostra preghiera ti chiama o dio, sul tuo popolo incombe un contagio di morte o dio. 
SCENA 10 - TESTIMONE 7, MESSAGGERO, EURIDICE, CREONTE
Messaggero (Christian L.) (1:03-1:12) Nulla è definitivo tebani nell'esistenza degli uomini, felici o infelici siano rivoltati in alto in basso dalla fortuna e nessuno è profeta di quello che può capitare a un uomo. Creonte sembrava invidiabile, aveva salvato la terra dai nemici e regnava, gli fioriva accanto la gloria di un figlio ora per lui tutto è scomparso, un uomo che ha perduto la gioia non vive più, è un morto che respira.

T7. Non abbiamo capito parla più chiaramente, quale altra sventura ha colpito questa casa?

M. Sono morti, morti per colpa dei vivi 

T6. Chi uccide, chi muore? 

M. Emone è morto, ucciso con le sue mani 

T7. Sue di chi? Di lui o del padre?

M. Con le sue proprie mani, lo ha ucciso il furore per il delitto dal padre 

T7. Tiresia fu profeta del vero le sue parole si compiono...

M. Ecco adesso il dovere più pesante 

T7. E' la moglie di Creonte, Euridice forse ha sentito qualcosa 

Euridice (Lara S.) Una nuova sventura ha colpito questa casa, perché nessuno mi parla? Parlatemi subito qualunque sia la verità non abbiate timore io sono esperta dei mali. 

M. Io ero là regina, presente ero andato con tuo marito fuori nella pianura dove i cani mordevano ancora il corpo di Polinice, lavammo il cadavere lo ardemmo con i rami secchi e lo coprimmo con un tumulo di terra poi da lì nel buio prendemmo la via della grotta dove Antigone era stata sepolta. A un tratto uno di noi prima di essere arrivati ode venire dall'antro un suono di pianto acuto. Si fa avvertire Creonte che accorre e ode lui stesso un gemito di strazio prolungato, allora egli lo riconobbe e disse: questa è la voce del figlio mio! Correte alla grotta, guardate per le fessure della pietra, scendete dentro e ditemi se questa è la voce di Emone o se gli mi ingannano! Noi andiamo secondo l'ordine del signore e vediamo lei in fondo al sepolcro appesa per il collo tenuta da un cappio fatto della sua veste. Emone le è davanti, le stringe la vita con le braccia e lamenta l'amore ucciso, le nozze perdute, la sposa fredda, e il delitto del padre. Creonte lo vede: sventurato! Che cosa vuoi fare? Che idea folle ti ha preso? Esci da qua gli grida: da che rovina voi farti distruggere? Esci! e lo supplica in ginocchio, ma il figlio rimane in silenzio e lo guarda con disgusto feroce. Snuda la spada e si lancia per colpirlo ma il padre evita il colpo, fuggendo, allora il giovane infuriato com'era, punta il ferro contro se stesso, e lo spinge dentro le viscere poi respirando appena, vedendo appena, la avvince con il braccio stanco, e le sporca il viso cereo con il sangue che gli colava dalla bocca e giacque morto accanto a lei morta. 

C. Voi vedete un uomo ucciso e il suo uccisore di un unico sangue. O insensata
mia volontà! Figlio mio come ti ha preso giovane la giovane morte, sei partito da me fuggito. La mia demenza, non la tua, ti ha tolto la vita. Un dio mi ha colpito nel capo e mi ha stordito mi ha spinto in un deserto e ha calpestato la mia felicità 

M. Signore fermo! Tu vieni con un lutto, e la tua casa te ne serba un altro

C. Quale dolore aggiungi al mio dolore?

M. Tua moglie è morta, la madre di questo morto ha voluto finire la sua vita

C. Hai la voce della morte, avanti uccidimi una seconda volta. Voglio vedere. Oh!

M. Si è colpita con una lama acuminata presso l'altare e con gli occhi già velati dall'ombra chiamava per nome Emone ucciso, diceva, da suo padre 

C. Ma perché nessuno mi uccide?

M. Ti malediceva, ha detto che è morta per causa tua

C. No, non sopporto questo peso. Aiutatemi, aiutatemi, portatemi via, lontano da qui
ormai non sono più nulla 

T7. A che serve andare lontano per fuggire il tuo dolore dovresti fuggire te stesso 

C. Sì voglio morire è l'ultima cosa che chiedo, il mio ultimo giorno [Musica]
Non voglio vedere altri giorni e tutte le cose che amo le unisco a questa preghiera. Portatemi via, portate via questo uomo folle. Io ti ho ucciso figliolo senza volere, anche te consorte mia non so più nemmeno verso chi devo rivolgermi, tutte le cose vacillano [Musica] Tutta la mia vita cade sotto la sorte pesante che mi ha colpito alla fronte [Musica] 

CONCLUSIONE

Se Antigone abbia fatto bene o no a trasgredire la legge più o meno giusta imposta da Creonte non sta a noi deciderlo ma noi possiamo commentare alcuni temi, come quello della contrapposizione tra leggi dello stato e leggi della coscienza o il conflitto tra violenza e non-violenza o il tema della responsabilità sociale.
L’eterno scontro tra violenza e non-violenza viene portato avanti da secoli mostrato con guerra risolte dopo, soltanto dopo, con trattati di pace ma mai si è ricorsi a una discussione democratica per cercare di risolvere le dispute e si è sempre fatto uso della violenza, con effetti deleteri. Neanche in questa tragedia gli esseri umani si possono esimere dall’uso della violenza sia fisica che a parole come ci dimostra Creonte, la cui crudeltà nel parlare si scontra con la bontà d'animo dimostrata da Antigone. In una situazione tragica come quella in cui si trova,  essere stata appena scoperta a seppellire il fratello Polinice dopo che Creonte lo aveva proibito condannando a morte chiunque lo avrebbe contraddetto, Antigone si difende con una certa eleganza e dolcezza che manca nei rozzi modi di esprimersi di Creonte. Il re, per questo suo rifiuto di fronte alle leggi della coscienza non scritte a cui Antigone si appella, finisce per subire una tortura terribile che lascia un vuoto dentro di lui e ancora una volta dà ragione a Tiresia, che seppur ceco vede meglio di chiunque altro: tutti i suoi parenti sono morti uno di seguito all’altro. Ma lui invece no, e ancora una volta la violenza viene sconfitta dalla non-violenza, come dovrebbe essere. 
La contrapposizione tra le leggi imposte dallo stato e quelle della coscienza è forse il tema principale della tragedia. Partiamo col definire le leggi della coscienza ovvero leggi non scritte ma marchiate nella nostra mente, quasi consuetudini, che vengono spontanee, di cui Antigone fa uso in questo scontro con Creonte, il rappresentante dello stato come legge da rispettare ad ogni costo ma che non ha fatto i conti col destino che Tiresia ha visto per lui: la rovina. La ragione, secondo il parere di noi novelli filosofi, potrebbe aiutarci a trovare il giusto mezzo fra le due leggi. La giustizia va rapportata al contesto particolare dei singoli casi e solo con un'analisi lucida è razionale sarà possibile realizzarla. 
Detto questo noi, ci auguriamo che il nostro discorso abbia attirato la vostra attenzione e vi sia piaciuto, vi ringraziamo e vi aspettiamo con i vostri commenti e i vostri like. 
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