faccia gialla

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“È cos’e nient” – è cosa da niente. È la voce classica di Napoli, di quella rassegnazione che fa accettare tutto e che rappresenta la forma di massima difesa verso qualsiasi cambiamento. Questa espressione risale al 1963 quando già allora Eduardo aveva individuato nel male di Napoli quell’indolenza che inibisce la reazione alle ingiustizie. Ma è anche l’epilogo della narrazione di “Faccia gialla”, una nuova bella avventura di Giordano Bruno, il protagonista dell’omonima serie a fumetti (pubblicata da Edizioni Oxiana) ambientata a Napoli, nato dalla matita spigolosa e mordace di Pasquale Vitale, fumettista e pittore.

e cos e niente

 

Cronista decisamente sui generis, rispetto al prototipo di eroe risoluto e risolutivo, Giordano Bruno è, contrariamente, svagato e solitario e reinventa il suo lavoro giorno dopo giorno come solo a Napoli è possibile fare. Egli si ritrova sempre “quasi” per caso in mezzo ad un’indagine importante che poi finisce per risolvere.

 

ricomincia

Questa storia, la quarta dopo “Ponte Ricciardo” (2005), “Il mare alessandrino” (2008) e “Il lume di Don Raimondo” (2010), ideata dal giornalista e saggista  Giuseppe Pesce, va letta attraverso i mille volti della devozione. Le facce delle “parenti” in prima fila in attesa del salvifico prodigio. Quelle degli instancabili napoletani testimoni e cronisti del pericolo che incombe sulle loro esistenze come atavica minaccia. Quella “gialla” del santo patrono, spartiacque tra il bene e il male, metafora, attraverso la liquefazione del sangue, della epurazione di tutte le crudeltà del mondo.

 

san gennaro

 

Stavolta l’investigazione si trasforma in una profonda indagine nella memoria e nella storia dell’Urbe Sanguinum che, attraversando i suoi luoghi più significativi, ci avvicina all’epicentro, rifugio di dolore e di morte. Ecco ancora emergere il suo volto perturbante, fatto di violenza e sessualità in un universo iconografico giocato sul bianco e nero, tòpos dell’ambientazione underground napoletana.

 

donna

 

Il ritmo della narrazione, veloce e dinamico, conduce a un finale poco consolatorio, privo della rassicurante conclusione in cui i buoni trionfano e viene ristabilito l’ordine. Degno, insomma, di ogni noir che si rispetti.

morto

Nella città-rompicapo ricomincia, dunque, il gioco della vita e della morte, e tocca al nostro detective mettere il naso nei luoghi, nei simboli, nei fatti rappresentando ancora una volta notevolmente l’anima nera e sotterranea di una città che non si lascerà mai decifrare. a.f.

.sangue

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