questionario di glottodidattica

COORDINATE DI RIFERIMENTO E APPROCCIO ALL’INSEGNAMENTO DELL’ITALIANO A STRANIERI

  1. Cos’è la glottodidattica?    La glottodidattica è lo studio dei fini e dei mezzi dell’educazione linguistica e dell’insegnamento delle lingue.
  2. Cos’è la glottodidassi?         La glottodidassi è il risultato sul campo di questo studio.
  3. Cos’è la lingua materna? Qual è il ruolo del dialetto in Italia?      E’ la lingua ufficiale del paese in cui si vive. Spesso in Italia l’italiano non rappresenta la lingua materna, bensì è il dialetto a coprire questo ruolo.
  4. Cos’è una lingua seconda? A chi s’insegna? In quale contesto s’insegna? Che tipo di raccordo è importante in questo caso? Come deve essere il modello glottodidattico?        Lingua seconda è la lingua che si acquisisce oltre alla lingua materna, escluse le classiche. Viene insegnata a parlanti non italofoni e in un contesto situazionale dove l’italiano è insegnato come lingua di comunicazione quotidiana.  In questo caso è  importante il raccordo tra realtà extra-scolastica e lavoro in classe e l’elaborazione di un modello glottodidattico capace di integrare le varie lingue acquisite dall’allievo, evitando di generare interferenza nel transfer di strategie d’apprendimento e di riflessione metalinguistica.
  5. Cos’è una lingua straniera? A chi si insegna? Quali sono le difficoltà da superare per un maestro che insegna l’italiano come lingua straniera?       Lingua straniera è la lingua che s’insegna in un contesto in cui essa non è presente se non nella scuola, e in maniera occasionale in alcuni mass media. Quindi è la lingua che s’insegna in America, in Germania, ecc… a studenti di origine non italiana oppure di origine italiana ma non esposti all’italiano perché usato in famiglia, nel quartiere e nella comunità di riferimento. Le difficoltà sono superare “l’estraneità” ovvero la distanza psicologica e culturale, stimolare e sostenere la motivazione, reperire materiale didattico che presenti modelli d’italiano aggiornati ed autentici, trovare insegnanti con padronanza linguistica e qualificazione glottodidattica ed infine trovare forme di raccordo con le altre lingue insegnate all’allievo.
  6. Che cos’è una lingua etnica? Di che cosa si deve preoccupare un maestro che insegna l’italiano come lingua etnica?       Lingua etnica è la lingua che non è materna ma che si usa nell’ambiente familiare o nella comunità culturale di riferimento (figli e nipoti di emigranti). É compito del maestro far sì che l’allievo faccia perno su queste strutture linguistiche ma che non assorba i frequenti dialettalismi, arcaismi ed interferenze con la lingua del paese d’accoglienza, nonché presentare una visione dell’Italia odierna da contrapporre a quella superata ormai da alcuni decenni e dare motivazioni all’allievo che può soffrire problemi d’identità nel non voler venire associato a una comunità non dominante.
  7. Che cos’è una lingua classica? Nel caso dell’italiano, dove s’insegna generalmente?        Lingua classica è la lingua che presenta una struttura scritta finita e nessun segno di evoluzione o rinnovamento, come per esempio il latino e il greco. L’italiano è una lingua vivissima, rapida e totale è stata la sua evoluzione a partire dal dopoguerra. Lingua classica può essere quella lingua insegnata nei Conservatori di musica, varietà collocata tra il Cinquecento e l’Ottocento, incomprensibile spesso a parlanti nativi d’italiano del ventesimo secolo.
  8. Che cosa s’intende per approccio all’insegnamento dell’italiano a stranieri? Che cosa bisogna indicare ed individuare in un progetto curricolare?        Stendere un progetto curricolare indicando fini generali e obiettivi specifici dell’insegnamento dell’italiano, nonché l’individuazione delle categorie secondo cui organizzare i contenuti e il contesto al cui interno si iscrive il curricolo.
  9. In quale occasione e quale discussione si accese in Italia a cavallo tra gli anni ‘50 e ‘60? Come fu il risultato? Quale ruolo svolgono le lingue? Cosa significa scuola strumentale e scuola formativa?      A cavallo tra gli anni ‘50 e ‘60, in occasione della riforma della scuola media, si accese la discussione tra scuola prevalentemente strumentale o prevalentemente formativaLe lingue svolgono un ruolo fondamentale nella formazione della persona anche se non bisogna sottovalutarne l’aspetto strumentale.
  10. In una prospettiva utilitaristica, perché si parla dell’italiano come lingua inutile? In quali contesti è utile l’italiano in senso utilitaristico-strumentale? Com’è cambiata la prospettiva dell’italiano come lingua utilitaristica in seno al fenomeno della globalizzazione?          La tendenza anglofona dei rapporti internazionali del ventunesimo secolo, porta a parlare di italiano come lingua inutile in una prospettiva utilitaristica. L’italiano è utile in tre contesti: nel Maghreb e nelle altre aree dove esiste tra i giovani una prospettiva di emigrazione in Italia; nei paesi del bacino del Mediterraneo dove esiste interesse a frequentare le università italiane, per stranieri e non;  presso le ditte multinazionali che intendono inviare il loro personale in stage nelle filiali italiane. La globalizzazione e il made in italy, ha dato nuovo impulso all’importanza dell’insegnamento e dell’apprendimento della nostra lingua in tutto il mondo, seppur con valenza commerciale o utilitaristica.
  11. Per quali motivi l’italiano è importante in una prospettiva formativa?        Per il contributo che può dare alla culturizzazione, socializzazione e autopromozione dell’alunno.
  12. Che cos’è la culturizzazione? Che cosa include?        E’ una delle mete educative sia dell’educazione generale sia di quella linguistica. Si articola in due processi diversi:  inculturazione e acculturazione.
  13. Che cos’è la inculturizzazione?         L’assimilazione che l’individuo compie della cultura del proprio gruppo durante il processo di socializzazione.
  14. Che cos’è l’acculturazione di uno straniero?         La conoscenza dei modelli necessari per socializzare in Italia.
  15. E il relativismo culturale?              L’accettazione di ogni modello culturale in relazione a un problema di natura, rispetto e valutazione in base ai parametri della cultura in cui si inserisce.
  16. In una prospettiva di culturizzazione qual è il compito del maestro?          L’insegnante ha il compito di far rispettare quello che è diverso in Italia rispetto al paese di provenienza degli alunni e mettere in luce le matrici che lo legano all’Italia, anche nel contesto dell’insegnamento della lingua straniera.
  17. Che cos’è la socializzazione? Quali competenze si devono sviluppare per insegnare a socializzare?        E’ una delle mete educative e mira a permettere ad ogni individuo di entrare in contatto con i suoi simili. Bisogna sviluppare la competenza linguistica ma soprattutto quella pragmatica e sociolinguistica.
  18. Chi può perseguire l’autopromozione?        La persona culturizzata e socializzata.
  19. Quali sono i due aspetti fondamentali dell’autopromozione?                I due aspetti fondamentali dell’autopromozione sono la competenza comunicativa e l’imparare ad imparare.
  20. In quali blocchi si articolano le mete glottodidattiche?        Lo sviluppo della competenza comunicativa nella lingua italiana e quello della competenza matetica, cioè dell’apprendimento linguistico dell’italiano e delle lingue che l’allievo deciderà in futuro di acquisire.
  21. Che cos’è la competenza comunicativa? Quali sono le tre competenze del saper comprendere? Quante grammatiche linguistiche conosci?                  La necessità di padroneggiare con le abilità linguistiche come processi interrelati.  Saper comprendere richiede una serie complessa di processi cognitivi, esperenziali e linguistici, di saper fare con la lingua, utilizzandola secondo i più svariati contesti e sapere la lingua e poterla integrare con altri codici disponibili per la comunicazione (grammatiche fonologiche, grafemiche, lessicali, morfosintattiche e testuali ed integrare la lingua verbale con i linguaggi gestuali, oggettuali, prossemici, ecc…). Queste tre competenze devono essere interattive.
  22. Che cos’è la competenza glottomatetica? Qual è il suo equivalente in inglese e a quale grammatica rimanda? Chi sono i pionieri italiani della glottomatetica? Su quale processo si basa? Spiega le tre funzioni del metodo induttivo chomskiano e la struttura tripolare della lingua. Qual è il compito del soggetto? Qual è l’oggetto? Com’è il modo e perché differisce dal metodo tradizionale?           Imparare ad imparare la lingua. Learning to learn o l’autonomia dell’allievo. Freddi e Titone ne sono i pionieri italiani. Si basa sul processo di induzione, di matrice chomskiana che significa apprendere ad osservare la lingua, formulando ipotesi e generalizzazioni sulla sua struttura linguistico-comunicativa, verificandole nella realtà quotidiana, attraverso testi o per conferma dell’insegnante, valutando se la nuova “regola” è di tale portata che valga la pena di essere fissata in un processo automatico e su quello di riflessione sulla lingua.  Il soggetto che è l’allievo otto la guida dell’insegnante riflette autonomamente sulla lingua, e dall’oggetto, ovvero le regole come meccanismi di funzionamento e non come norme da applicare, il momento della riflessione su un’unità didattica, su quello che si è intuito, verificato, fissato e reimpiegato in precedenza e il modo a schema aperto e non pieno e concluso come quello del libro tradizionale e dell’insegnante. Questa impostazione rimanda alla inventional grammar di Otto Jespersen dove l’attività di inventare è ovviamente molto motivante.
  23. Quale dicotomia presenta Freddi?           Educazione/Istruzione linguistica.
  24. In pedagogia che cos’è l’educazione? Come si articola l’educazione con l’autopromozione, la socializzazione e la culturizzazione?             L’educazione è in pedagogia il processo in cui si ex ducet, si aiuta ad emergere, la potenzialità del sé (autopromozione), del rapporto con gli altri (socializzazione) e quello con l’ambiente culturale proprio e diverso (culturizzazione).
  25. In pedagogia che cos’è l’istruzione?         L’istruzione è quel complesso di metodi e tecniche studiato dalle scienze didattiche per tradurre il progetto educativo in azione didattica.
  26. Quali sono le mete dell’educazione e gli obiettivi dell’istruzione?          L’educazione ha mete di maturazione personale. L’istruzione ha obiettivi basati sui bisogni pragmatici di interazione tra la persona e l’ambiente sociale.
  27. Nel caso di una lingua inutile che cosa è fondamentale?        La preoccupazione educativa.
  28. Storicamente, com’era in questo senso il dopoguerra in Italia? Chi veniva “formato” e chi veniva “istruito”? E nell’attualità? In base alla dicotomia formazione-istruzione quali sono i problemi che incontra uno straniero che studia l’italiano in Italia o all’estero?          Nel dopoguerra italiano la formazione era un lusso per pochi eletti. Nelle scuole destinate a classi medie e basse predominava la dimensione istruttiva. Per questo motivo l’alunno straniero spesso studia l’italiano come un fiore all’occhiello per alimentare il proprio status d’importanza. Quando studia in Italia trova un docente italiano, generalmente senza formazione di glottodidattica comparativa, che propone il modello italiano formativo non curando la dimensione utilitaria. Nelle scuole straniere generalmente incontra maestri di origine italiana che hanno studiato al liceo e che si rifanno a questo modello, quello per esempio di cultura animi di Cicerone. Quindi le sue prerogative di imparare una lingua odierna non vengono spesso considerate.
  29. Nonostante il corpo dei destinatari dell’insegnamento sia diviso in base all’età qual è il dato comune?              Il percorso dell’insegnamento ha un’accentuazione formativa all’inizio e una focalizzazione sull’istruzione alla fine.
  30. A che età viene fissato in quasi tutte le nazioni il periodo ottimale per la formazione?            Il periodo ottimale per la formazione, è per quasi tutte le nazioni tra l’età di sei anni circa e quella di diciotto.
  31. Quando e dove è nato il concetto di educazione linguistica?              Il concetto di educazione linguistica, nato attorno agli Anni Settanta come risultato della lunga tradizione pedagogica italiana, è il più grande contributo italiano alla riflessione internazionale nell’ambito delle scienze dell’educazione.
  32. Che cosa significa LAD? Chi ne è l’inventore? Come deve essere?              Il meccanismo di acquisizione linguistica, il LAD (Language Acquisition Device) di Chomsky, è unitario e comune per tutte le lingue.
  33. Come deve essere l’impianto glottodidattico della scuola?                L’impianto glottodidattico della scuola deve essere unitario e integrato, se si vuole che sia di supporto ambientale.
  34. Che cosa significa LASS?           Language Acquisition Support System.
  35. Per quali ragioni l’insegnante deve integrare la propria programmazione e azione didattica con gli altri insegnanti dell’allievo?             Per questioni psicolinguistiche, economia di tempo e risultato ottenuto nella qualità della proposta educativa.
  36. Che cos’è questo raccordo tra lingua italiana, lingue straniere o lingua materna? Di che cosa non si tratta e di che cosa si tratta?             Il raccordo tra la lingua italiana, le lingue straniere e la lingua materna può avvenire a più livelli, eccetto nei paesi anglofoni dove l’italiano è seconda o terza lingua straniera, con integrazione in una programmazione comune. Non si tratta di attività svolte parallelamente in varie lingue, analisi comparativa o ricerca di argomenti culturali comuni ma di analisi dei processi di acquisizione linguistica, il ricorso ad una stessa metodologia di analisi e descrizione linguistica.
  37. Che cosa provoca la pluralità terminologica?               La pluralità terminologica produce solo confusione, invece l’adozione di approcci glottodidattici concordi e scelta di metodi e tecniche glottodidattiche comuni è necessaria per realizzare gli approcci comuni.
  38. Che cosa non può aver ancora sviluppato in senso psicolinguistico la mente di un bambino e di un pre-adolescente? E come agisce quella dell’adolescente? Che cosa deve evitare l’insegnante?              La mente del bambino e quella del pre-adolescente non ha sviluppato ancora strategie glottomatetiche ed è velleitario pretendere l’apprendimento se gli insegnanti agiscono in modo solitario, chiedendo all’allievo di utilizzare strategie differenti nelle ore di lingua materna e straniera. La mente dell’adolescente giovane (13-16 anni) sta ancora elaborando e formalizzando le sue strategie e quindi tende a risolvere in modo quantitativo e non qualitativo la pluralità di impianti glottodidattici differenti ed utilizza solo quello che utilitaristicamente gli conviene.
  39. Nell’insegnamento dell’italiano come lingua etnica per quali questioni l’adolescente s’identifica con il gruppo? Come potrebbe l’adolescente considerare l’italiano?               Nell’italiano come lingua etnica è ancora più difficile giacché il bambino tende ad identificarsi con il gruppo non per questioni etniche o linguistiche, ma per tifo sportivo, gusto musicale, modo di vestire. Si tratta ovviamente di un problema psico-pedagogico, glottodidattico e di organizzazione dell’insegnamento linguistico. Il raccordo è quindi obbligatorio per evitare che l’italiano diventi un incomprensibile obbligo imposto dai “vecchi”.
  40. Che cosa s’intende per italiano per adulti? A quale età psicologicamente si diventa adulti?       S’intende l’insegnamento in università, corsi per immigrati, per professionisti. Da un punto di vista psico-linguistico un sedicenne è già un adulto.
  41. Elenca i tre problemi principali che si legano all’insegnamento ad adulti e descrivili.                 – Spesso l’insegnante ha studiato al liceo e in seguito ha terminato la carriera con una laurea di natura umanistica, quindi, tende ad insegnare la cultura animi a studenti che generalmente chiedono di imparare una lingua e una cultura più contemporanee. – Si crede spesso che conoscere una disciplina significa saperla insegnare. Manca un progetto di trasformazione dell’insegnante in professore. – A volte l’insegnante umanista è obbligato ad insegnare le microlingue agli studenti del progetto Erasmus, che devono iscriversi a facoltà di medicina, economiche o scientifiche. 
  42. Che cos’è il corpus (sillabo)? Come può essere? perché?                 Il corpus è l’elenco del materiale da insegnare in un corso. Può essere lessicale se si basa su una lista di frequenza, indicando le prime x parole a seconda del livello del corso, tematico se tale corpus viene integrato da elementi lessicali relativi alle situazioni delle unità didattiche, funzionale se relativo ai bisogni immediati di gruppi quali vigili, ferrovieri, ecc… e microlinguistico se oltre al bisogno funzionale esiste un bisogno culturale.
  43. Cita un esempio di corpus morfosintattico e di corpora pragmatico-grammaticale.           É un corpus morfosintattico quello del volume sulla Certificazione dell’Italiano come Lingua Straniera dell’Università per Stranieri di Siena. É un corpora pragmatico-grammaticale quello del Consiglio d’Europa basato sui livelli soglia delle principali lingue straniere.
  44. Che cos’è un programma? Che cosa si descrive in un programma? Come è sfortunatamente di solito?         Programma è un termine italiano che identifica i documenti ufficiali dello Stato in cui si descrivono mete, obiettivi e contenuti da insegnare in un dato corso, non in forma dettagliata ma per grandi blocchi.
  45. Che cos’è un curricolo? Cosa contiene?         Curricolo è l’integrazione di un programma (mete, obiettivi, linee di fondo) e di un corpus linguistico (fonologico, lessicale, morfosintattico, testuale, pragmatico, sociolinguistico) e culturale (modelli di organizzazione sociale, vita quotidiana, ecc..) con l’aggiunta di indicazioni metodologiche per la didattica e per la verifica oltre ai raccordi con gli altri settori dello stesso ambito disciplinare.
  46. A quale curricolo appartiene quello d’italiano e quale si raccorda?        Il curricolo di italiano per stranieri fa parte del macro-curricolo di educazione linguistica che include tutte le lingue studiate (materna, seconda, etnica, ecc.) e si raccorda al curricolo di educazione letteraria.
  47. Di cosa fanno parte e come si perseguono le mete educative? Quali sono?      Le mete educative fanno parte dell’educazione generale e quindi si perseguono attraverso l’educazione linguistica. Sono l’autopromozione, la socializzazione e la culturizzazione.
  48. A cosa si rifanno le mete specifiche?        Le mete specifiche si rifanno alla competenza comunicativa e glottomatetica.
  49. Che cosa si aggiunge alle mete educative e a quelle specifiche?          Gli obiettivi specifici, i modelli operativi, le tecniche didattiche e le glottotecnologie.
  50. Che cosa deve esserci in un curricolo: elenca.       In un curricolo d’italiano per stranieri oltre ai principi della glottomatetica si devono elencare i processi necessari per realizzare le varie abilità, i contenuti funzionali, lessicali, morfosintattici ecc. che compongono la competenza linguistica e comunicativa nonché i processi della metacompetenza comunicativa, individuare i modelli operativi e le tecniche didattiche, ovvero tutte quelle tecniche glottodidattiche (esercizi ed attività svolte a casa, in classe, da soli o di gruppo, a coppie, ecc.) utilizzate in un’unità didattica
  51. Con quale scopo si utilizzano le glottotecnologie in un’unità didattica.            Con lo scopo di perseguire obiettivi e verificarne il raggiungimento e infine indicare quale ruolo possono avere le glottotecnologie, ovvero le tecnologie didattiche utili e necessarie, con relativa metodologia d’uso e tipo di interazione tra allievo e insegnante.
  52. Quali sono generalmente le abilità e con quali altre si devono integrare? Spiega brevemente cos’è un dettato da sviluppare in una prospettiva intralinguistica e uno in una prospettiva interlinguistica.             Le abilità si rifanno generalmente al modello quadripolare comprendere/parlare/leggere/scrivere, ma in realtà si integrano con dialogare e riassumere, parafrasare e tradurre, monologare su traccia scritta e scrivere sotto dettatura da sviluppare in una prospettiva intralinguistica (riassunto in italiano di un testo italiano) ed interlinguistica (riassunto in lingua materna di un testo italiano).
  53. Che cos’è la grammatica dell’anticipazione? Su che cosa bisogna operare?         Significa ipotizzare quello che potrà venir detto o scritto in un dato contesto. Bisogna operare sulla consapevolezza situazionale in ordine all’argomento e agli scopi degli interlocutori, in base alla rindondanza ovvero ai supplementi di informazioni reperibili nel contesto, nel cotesto e nel paratesto.
  54. Che cos’è un contesto, un paratesto e un cotesto?   Contesto è l’insieme degli elementi di un testo (presenti o sottintesi), messi in correlazione fra loro. Il testo può essere scritto o orale (cosiddetto cotesto ciò che compare prima nel testo). Paratesto (titoli, fotografie, ecc…).
  55. Che cosa s’intende per enciclopedia? A cosa serve?               La conoscenza del mondo serve per eliminare l’ambiguità degli elementi polisemici.
  56. Con cosa e perché si favorisce la expentancy grammar?          La expentancy grammar si favorisce con procedure cloze, incastri.
  57. Quali sono i tipi di comprensione? Che cos’è lo skimming e che cos’è lo scanning?             Esistono vari tipi di comprensione, intensiva, parola per parola, estensiva globale (skimming) o mirata al dettaglio (scanning).
  58. Quali sono le abilità produttive?     Le abilità produttive sono il monologo e la composizione scritta.
  59. Quando si utilizza il monologo? Sotto forma di cosa si utilizza la composizione scritta?      Il monologo è scarsamente utilizzato nella vita quotidiana ma compare nelle interrogazioni in classe. La composizione scritta è invece frequente sotto forma di tema, relazione, saggio.
  60. Quali sono gli obiettivi da raggiungere in base alle abilità produttive? Elencali.           Gli obiettivi didattici da perseguire sono l’analisi del contesto situazionale, scopi di chi produce il testo, quelli del destinatario, rapporto tra i due, luogo fisico e culturale in cui ci si trova, definizione del tipo di testo che si intende produrre e del genere testuale, la scaletta ovvero la linea concettuale che darà coerenza al testo, stesura di un testo corretto e coeso.
  61. Quale glottotecnologia aiuta molto in una composizione scritta? Perché?          Il computer può aiutare molto perché elimina le frecce e gli asterischi e permette all’alunno di lavorare sempre su un testo pulito
  62. Qual è l’abilità interattiva? Per quale motivo si differenzia dalla produzione?              L’abilità interattiva del dialogo è simile a quella della produzione ma si differenzia per la continua integrazione alla scaletta mentale in base alla dinamica dello scambio comunicativo, alle informazioni, scopi aggiunti, per la richiesta di forte coesione e attenzione alle regole che in Italia governano il modo in cui si dà la parola e soprattutto l’importanza degli altri codici extralinguistici e paralinguistici.
  63. Quali sono le abilità manipolative? Che cosa permettono?                      Le abilità manipolative, stesura di appunti, riassunto, parafrasi, traduzione e dettato sono quelle che permettono di passare da un testo all’altro.
  64. Che cosa è rilevante nella stesura di appunti e nel riassunto? Perché? Che cosa s’intende per gerarchizzazione?            Nella stesura di appunti e nel riassunto rilevante importanza sostiene l’individuazione dei nuclei formativi per non dissolvere la coerenza logico-semantica di un testo e la loro gerarchizzazione, distinzione tra informazioni principali ed accessorie.
  65. Come si stendono gli appunti? Che cosa non prevede il discorso diretto e a che cosa obbliga?        Gli appunti si stendono in una forma personalizzata, il riassunto non prevede il discorso diretto e obbliga alla sequenza temporale e logica.
  66. Che cosa impone la parafrasi? Che cos’è la perifrasi?         La parafrasi impone una notevole capacità di manipolazione a livello morfo-sintattico (passaggio dal discorso diretto all’indiretto) e lessicale (sinonimi, iponimi, iperonimi). La parafrasi è per studenti avanzati e sviluppa la capacità della perifrasi, ovvero della possibilità di formulare la definizione di una parola che non si conosce.
  67. Come può essere la traduzione? Quale problema comporta da un punto di vista glottodidattico?           La traduzione può essere simultanea orale-orale, impromptu scritto-orale, da una varietà antica ad una moderna, scritta di testi scritti. Per molti anni, le si è data molta importanza ma ultimamente si è capito che crea molti problemi alla capacità di parlare e scrivere in lingua straniera.
  68. In una traduzione, che cosa occorre capire?           Occorre capire il contesto, l’analisi del ruolo dell’autore nel testo, il ruolo attribuito al testo nel contesto, il ruolo effettivo del testo nel contesto, analisi dei tratti caratterizzanti del testo e reperimento di tratti equivalenti ma non paralleli.
  69. Su che cosa permette di agire la competenza pragmatica? Come si articola? A quali altre competenze si accoppia? Perché?               La competenza pragmatica permette di agire socialmente attraverso la lingua e si articola in varie funzioni che la lingua svolge nell’interazione sociale. La competenza pragmatica è necessariamente accoppiata alla competenza sociolinguistica, dati i diversi registri linguistici da utilizzare secondo la situazione, inoltre, dipendendo dal mondo in cui si intende agire, è legata a quella culturale, conoscenza di modelli di comportamento sociale, regole di turn taking e modelli culturali che governano la vita quotidiana.
  70. Quali modelli abbiamo integrato per la griglia delle sei funzioni linguistiche sul testo?            Integrando i modelli di Jakobson e Halliday si può definire una griglia di sei funzioni che si perseguono quando usiamo la nostra lingua per agire sul contesto.
  71. Di quali funzioni si compone questa griglia?        La funzione personale, la funzione interpersonale, la funzione regolativo-strumentale, la funzione referenziale, la funzione poetico-immaginativa, la funzione metalinguistica.
  72. Che cos’è la funzione personale? Spiegala.           Quando lo studente rivela la propria soggettività; diari, interviste.
  73. Che cos’è la funzione interpersonale? Spiegala.             Quando l’italiano agisce nel rapporto d’interazione, presentarsi, rifiutare, salutare, offrire.
  74. Che cos’è la funzione regolativo-strumentale? Spiegala.          Quando l’italiano è usato sugli altri, dare e ricevere istruzioni, consigli, divieti.
  75. Che cos’è la funzione referenziale? Spiegala.           Per descrivere o spiegare la realtà, messaggi oggettivi, lessico denotativo, uso dell’indicativo e terza persona.
  76. Che cos’è la funzione poetico-immaginativa? Spiegala.              Per produrre effetti ritmici, suggestioni musicali, associazioni metaforiche sulla forma del messaggio (significante) o per creare mondi immaginari.
  77. Che cos’è la funzione metalinguistica? Spiegala.         Per usare l’italiano per riflettere sulla stessa lingua.
  78. In quali varietà devono essere realizzate e comprese le funzioni sopracitate?            Queste funzioni devono essere realizzate nelle diverse varietà situazionali e comprese nelle diverse varietà geografiche.
  79. Come dovrà essere, in questo senso, un’educazione linguistica?              Un’educazione linguistica armoniosa ed equilibrata dovrà dispiegarsi su tutte le funzioni, senza privilegiarne alcune a scapito di altre.
  80. Come vengono organizzati gli atti comunicativi da un insegnante d’italiano a principianti e da uno ad avanzati? Che cosa deve valutare quindi l’insegnante? Su cosa e poi deve lavorare? Cosa deve programmare e cosa deve progettare?           Ogni funzione si realizza attraverso atti comunicativi che l’insegnante d’italiano a principianti organizza attraverso la scansione dei principali atti linguistici, mentre quello di italiano a livello avanzato affronta lavorando sui diversi generi comunicativi. Per ottenere questo, l’insegnante deve valutare i manuali didattici per vedere se tutte le funzioni sono armonicamente sviluppate e poi eventualmente lavorare alla progettazione di materiale integrativo, deve programmare con i colleghi il lavoro sulle funzioni o progettare prove d’ingresso organizzate su basi funzionali.
  81. Come possono essere i generi?                 I generi possono essere orali, scritti, audiovisivi e multimediali.
  82. Che cosa s’intende per competenza linguistica?       Sapere le abilità, ovvero saper fare lingua e le funzioni o utilizzare la lingua in base al contesto, presuppongono una terza dimensione, quella di sapere la lingua e saperla integrare con gli altri codici, ovvero la competenza linguistica ed extralinguistica.
  83. Che cos’è la competenza fonologica?         La competenza linguistica è un sistema complesso composto dalla competenza fonologica, che permette di riconoscere e produrre i fonemi di una lingua nonché le sue curve intonative.
  84. Che cos’è la competenza morfosintattica?      Che permette di legare le parole tra di loro in un periodo.
  85. Che cos’è la competenza lessicale?             Che permette di comprendere le parole, di memorizzarle, di organizzarle in campi lessicali, di reperirle e utilizzarle distinguendo tra il livello di denotazione e connotazione.
  86. Che cos’è la competenza testuale?        Che consente di riconoscere e di produrre testi coerenti sul piano semantico, coesi sulla relazione fra frasi, congruenti con le caratteristiche dei vari generi comunicativi.
  87. Che cos’è la competenza grafemica?              Che consente di leggere e stendere testi scritti.
  88. Che cosa implica la competenza extralinguistica?               La competenza extralinguistica implica la padronanza di quei codici che vengono usati insieme alla lingua.
  89. Che cos’è la competenza paralinguistica?                  Ovvero del particolare uso che si può fare del tono di voce, dell’intonazione, della velocità con cui si parla, al fine di sottolineare o modificare il significato.
  90. Che cos’è la competenza cinesica?                 Ovvero la capacità di comprendere e utilizzare i gesti, le espressioni facciali, i movimenti della lingua.
  91. Che cos’è la competenza prossemica?                   Relativa all’uso dello spazio interpersonale, distanza e vicinanza con l’interlocutore, uso di microfoni.
  92. Che cos’è la competenza oggettuale o  vestemica?               Ovvero l’uso di oggetti per comunicare uno status o una funzione sociale, la capacità di padroneggiare il sistema della moda.
  93. Che cos’è la competenza olfattiva?      I profumi del corpo sono spesso sostituiti in Italia da quelli artificiali, la cui qualità spesso informa sul livello socio-culturale della persona.
  94. Che cos’è la competenza tattile?              Come la stretta di mano e il doppio bacio sulla guancia, tipico italiano.
  95. Che cos’è la competenza d’uso?           La metacompetenza, cioè la competenza sull’uso, serve ad alunni che abbiano superato il livello elementare, tanto quanto la competenza d’uso.
  96. Che cos’è la metacompetenza sull’uso?                    Da una parte si tratta di saper usare la lingua sulla base di un complesso di grammatiche implicite, dall’altro di sapere in maniera esplicita
  97. Qual è esplicita e qual è implicita?       Perché la lingua italiana funziona in un certo modo e perché si integra con altri linguaggi secondo certe modalità e perché l’italiano varia a seconda del contesto.
  98. Alla base della competenza implicita che cosa troviamo?                 Alla base della competenza implicita, vi sono le conoscenze dichiarative e quelle procedurali.
  99. Che cosa descrivono le conoscenze dichiarative?     Descrivono uno stato di verità elementare.
  100. Su che cosa si basano quelle procedurali?                    Si basano sulla sequenza.
  101. Alla base della competenza esplicita che cosa troviamo?              Alla base della metacompetenza esplicita troviamo il concetto di rappresentazione mentale, schemi morfologici, scripts convenzionali, frames semantiche, alberi sintattici
  102. Che cosa permettono rappresentazioni mentali, schemi morfologici, scripts convenzionali, frames semantiche ed alberi sintattici?           Permettono di archiviare e recuperare sia conoscenze dichiarative generalizzate, sia meccanismi procedurali generativi e di padroneggiare in maniera consapevole quando ha interiorizzato spontaneamente e di raggiungere un certo grado di autonomia nell’apprendimento della lingua ponendo le basi per una futura vita linguistica indipendente.
  103. Interessa o non interessa il termine teoria al glottodidatta? Perché?              Il termine teoria rimane fuori dall’interesse del glottodidatta che non ha il compito di elaborare teorie sulla lingua e sulla cultura, sull’educazione e l’apprendimento. Egli si rifà alle teorie dei linguisti, degli psicologi, ecc., cogliendone i principi affidabili scientificamente.
  104. Che cos’è l’approccio? Su cosa si basa?                    L’approccio è la finalità primaria dell’educazione linguistica. Si basa sulla fondatezza scientifica delle teorie di cui ha assunto o tratto i principi, sulla coerenza interna e sulla capacità di generare metodi in grado di realizzare l’approccio stesso.
  105. Che cos’è il metodo? A chi e a che cosa serve?      Il metodo è l’insieme di principi metodologici-didattici che traducono coerentemente un approccio in modelli per organizzare sia i materiali didattici sia il lavoro degli allievi su quei materiali.
  106. In quali metodi trova realizzazione l’approccio comunicativo?             Un approccio eclettico (comunicativismo e umanismo/affettivo) e formativo.
  107. Come può essere un approccio, come può essere un metodo e come può essere una teoria?       Un approccio può essere giusto o sbagliato, buono o cattivo.  Un metodo può essere solamente adeguato o non all’approccio che intende realizzare e coerente o no al proprio interno. La teoria può essere vera o falsa.
  108. Che cos’è la tecnica glottodidattica? Come può essere?             La tecnica glottodidattica è un’attività che realizza in classe le indicazioni del metodo e le finalità dell’approccio. Le tecniche, possono essere coerenti o non con il metodo e l’approccio ed efficaci o non nel raggiungere l’obiettivo didattico che si propongono.
  109. Per quali ragioni un atto diventa didattico. A chi si attribuisce?               L’atto didattico è atto in quanto intenzionale e progettato. Si attribuisce all’alunno, ovvero ai suoi bisogni, alle sue motivazioni, ai processi psicolinguistici attivati, alla dimensione affettiva e agli aspetti relazionali, all’insegnante e alla sua competenza linguistica e glottodidattica, alla sua funzione di modello linguistico, di guida dell’attività di classe, di stimolatore e valutatore e all’italiano, oggetto dell’apprendimento, anche nel suo rapporto con le altre lingue possedute e studiate dall’allievo.
  110. In che modo l’alunno compie un atto didattico?             Attraverso l’apprendimento.
  111. In che modo l’insegnante compie un atto didattico?                   Attraverso l’insegnamento.
  112. A quali scienze si devono i concetti di bimodalità e direzionalità? Perché?          I termini bimodalità e direzionalità si devono in parte alle scoperte della neurologia che ha offerto indicazioni biologiche precise sul fenomeno della lateralizzazione, cioè sulle funzioni specializzate dei due emisferi cerebrali, della psicologia che ha scoperto come l’emisfero sinistro abbia compiti di natura analitica, sequenziale e logica mentre quello destro ha compiti di natura globalistica, simultanea ed analogica e alla neurolinguistica che ha individuato nell’emisfero sinistro le due aree in cui avviene l’elaborazione del linguaggio e si è arricchita delle ricerche psico-semiotiche che indicano i diversi tipi di messaggio (visivo, audiovisivo, verbale, ecc.) elaborati in forma interrelata tra il sinistro e il destro.
  113. Che cosa obbliga la bimodalità? Quali modelli di unità didattica bimodale conosci?              La Bimodalità obbliga all’integrazione di tutti e due gli emisferi affinché l’intera mente dell’allievo venga coinvolta nell’apprendimento. Ne sono esempio il modello d’unità didattica di Freddi e quello di Titone.
  114. Che cosa invece stabilisce la direzionalità?            Direzionalità è invece quel principio che stabilisce l’uso bimodale solo secondo una direzione ben precisa, dall’emisfero destro a quello sinistro. É fondamentale l’assunzione di questi due principi per la programmazione e l’organizzazione di un’unità didattica.
  115. Che cosa significa SLAT? Chi è il suo teorico? Che tipo di processo è? Quali strategie sfrutta?             L’acquisizione (SLAT, Second Language Acquisition Theory di Krashen) è un processo matetico inconscio, che sfrutta le strategie globali dell’emisfero destro del cervello insieme a quelle analitiche dell’emisfero sinistro. Quanto viene acquisito diventa competenza della persona e su questo si basa la produzione linguistica.
  116. Qual è la differenza tra acquisizione e apprendimento?                  L’apprendimento è un processo razionale, governato dall’emisfero sinistro e basato sulla memoria a medio termine. La competenza appresa non è definitiva. Si tratta di una competenza attivata più lentamente di quella acquisita.
  117. Neurolinguisticamente in cosa consiste l’apprendimento?               Nella comunicazione reale si fa ricorso alla competenza appresa come monitor, controllo formale su quello che è già stato prodotto dalla competenza acquisita.
  118. Su cosa quindi deve lavorare il maestro?               Si deve lavorare sull’acquisizione e non sull’apprendimento, riflettere sulle azioni didattiche se sono relative all’apprendimento (prima fase) e all’acquisizione (seconda fase).
  119. Che cosa rafforzerà nella prima parte e cosa nella seconda?                    Apprendimento (prima fase) e acquisizione (seconda fase).
  120. Attraverso quante e quali ipotesi si produce l’acquisizione?                   L’acquisizione si produce attraverso tre ipotesi: acquisizione di base, ordine naturale, filtro affettivo.
  121. Cosa deve fornire l’insegnante? Su cosa concentra l’attenzione l’allievo?         L’acquisizione di base c’è quando l’allievo concentra l’attenzione sul significato e non sulla forma di un input comprensibile. L’insegnante deve quindi fornire l’input comprensibile.
  122. Dove deve essere collocato l’input comprensibile? Che cos’è l’ordine naturale?            l’input comprensibile deve essere collocato al gradino dell’ordine naturale immediatamente successivo all’input finora acquisito (i+1). L’ipotesi dell’ordine naturale è alla base anche del recupero degli allievi.
  123. Che cosa non deve intervenire in questo meccanismo?                  In questo meccanismo non deve intervenire il filtro affettivo che blocca il flusso dell’acquisizione, collocando ciò che si comprende nella memoria a breve termine e non a termine definitivo.
  124. Che cosa produce il filtro affettivo? Come si evita? Perché?              Il filtro affettivo è costituito dal modo in cui si attua il rapporto tra i fattori dell’atto didattico. L’insegnante non deve essere un inquisitore ma un aiuto, la lingua familiare e non estranea. Evitare anche stati di ansia utilizzando dettati autocorretti come piacevole sfida con se stessi, attività che pongono a rischio l’immagine di sé che lo studente vuole offrire al resto della classe, attività che minano l’autostima e aumentano l’autodifesa, attività che danno all’allievo la sensazione di non essere in grado di apprendere.
  125. Che cosa s’intende per cultura?         Cultura non è solo la ciceroniana cultura animi ma si riferisce all’intero patrimonio di modelli culturali, soluzioni che gli italiani hanno dato a dei problemi di natura: nutrirsi, creare nuclei familiari, organizzazioni (way of life).
  126. Che cosa s’intende per civiltà?                 Civiltà sono i modelli che possono essere trasmessi al mondo come esemplari, l’arte, il melodramma, il neorealismo, la cultura ambientalistica, uguaglianza dei sessi, abolizione della pena di morte.
  127. Perché è importante la culturizzazione dell’alunno?               Si deve predisporre l’alunno alla culturizzazione, all’acquisizione di modelli italiani che potrebbero incidere in una rivalutazione dei modelli della nazione a cui appartiene.
  128. Perché è importante l’accentuazione delle differenze interculturali e degli aspetti che unificano le due culture?              Affiancare l’accentuazione delle differenze interculturali e degli aspetti che unificano le due culture è fondamentale in un processo formativo. Si stimola la motivazione e la curiosità, il relativismo culturale e l’interesse per il diverso. Questo meccanismo è diverso secondo il paese straniero da cui proviene l’alunno o di cui fa parte l’alunno.
  129. Come sarà questo meccanismo nei paesi europei?                 Nei paesi di lunga e complessa storia culturale, come i paesi europei, in cui l’emigrazione italiana è stata limitata ad alcuni decenni del dopoguerra, accentuare le matrici significa, riflettere per esempio sul ruolo del latino nel formarsi delle varie lingue nazionali, sull’identità greco-latina del pensiero filosofico, sullo stile gotico, sulla polifonia rinascimentale, sul romanticismo, sul melodramma, sulle tragiche dittature e avvenimenti bellici.
  130. Come sarà questo meccanismo in America e in Oceania?                 Nei paesi che hanno subito il colonialismo europeo, in America e in Oceania, dove gli italiani sono giunti come disperati in cerca di fortuna, si sono inseriti mantenendo la propria individualità culturale, accentuare le matrici comuni, significa far scoprire il contributo italiano sia ai discendenti degli emigranti italiani sia a studenti di altra origine etnica, con il fine di proclamare i vincoli tra le varie componenti di queste culture di fusione.
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