anton makarenko: la pedagogia del collettivo

 Un uomo solo, per quanto grande, è pur sempre solo. Maksim Gor’kij

Anton Makarenko

Seqüència final de “El camí de la vida” de Nikolai Ekk (1931), És la primera pel•lícula sonora del cinema soviètic. El seu tema és l’experiència de la colònia Gorki, fundada pel pedagog Anton Makarenko al 1921, per la formació en llibertat de joves delinqüents.

Non state educando i figli   soltanto per la vostra gioia di genitori (…) su di loro ricade la responsabilità morale dello sviluppo del futuro cittadino. (…) La vostra attività nella società e nel lavoro deve riflettersi anche nella famiglia; la vostra famiglia deve mostrare il proprio volto politico e civile, e non separarlo dal volto di genitore. Makarenko

Il Tramonto Degli Zar E La Rivoluzione D’ottobre

Gorkij e Lenin si confrontano sulla preparazione della Rivoluzione Russa. Una storia decisiva per il futuro dell’umanità era destinata a rimanera nascosta per molti anni.

La Rivoluzione Russa
La società sovietica è una società di transizione, in cui si sta edificando il socialismo e questa edificazione ha bisogno di una relativa stabilizzazione rivoluzionaria, cioè un passaggio, né troppo graduale né pretenziosamente repentino, da vecchie abitudini consolidate e tradizioni sedimentate nelle mentalità e nelle condotte, a nuovi comportamenti e nuovi modi di pensare. Anche il campo educativo ne è attraversato, anzi, ne deve essere attraversato poderosamente, permettendo il passaggio e ponendo le basi forti di una prassi pedagogica rinnovata e per questo rivoluzionaria, nell’ambito più generale dell’istituzione scolastica e formativa, così come nell’ambito più specificatamente familiare. Dopo la rivoluzione, la società sovietica si organizza intorno a una mobilità sociale dinamica, che rompe con l’immobilità autocratica, si stabiliscono pari opportunità tra uomo e donna e la famiglia si pone essa stessa compiutamente come collettivo, precisamente come cellula collettiva del collettivo sociale più largo. Nel quadro del nuovo stato comunista, dunque, l’uomo sovietico deve inserirsi pienamente nella società, attraverso il lavoro, l’impegno politico e il sostegno delle ideologie socialiste.

L’uomo con la macchina da presa – Dziga Vertov 1929

Lenin

La Corazzata Potëmkin (Sergej Ejzenštejn, 1925)
La scalinata dei bambini violati: dal neonato nella mitica carrozzella che scivola lungo i gradini dopo l’uccisione della propria madre; al bambino colpito dai soldati, che la madre, in segno di estrema protesta, porta in braccio (riecheggiando l’iconografia della Pietà) avanzando contro i militari assassini. Capolavoro assoluto del cinema sovietico e mondiale. Inizialmente previsto come parte di una “pentalogia” di chiara matrice propagandistica, questo film ha strabiliato la critica occidentale per l’elevata qualità tecnica e il suo spessore artistico.

Abbiamo il diritto di essere fieri e di considerarci felici di essere stati i primi ad abbattere in un angolo del globo terrestre questa belva feroce, il capitalismo, che ha inondato il mondo di sangue, e ha portato l’umanità alla fame e all’abbrutimento.

Ottobre è un film del 1927 diretto da Sergej Mikhajlovič Ejzenštejn.

Questo film ci sembra quello in cui Ejzenstejn “esalta” maggiormente l’immagine dell’infanzia. Dal suo abbigliamento possiamo tranquillamente ipotizzare che il ragazzo è un besprizornik. La prima volta che compare sullo schermo, è inquadrato mentre si intrufola tra le gambe di un soldato dell’Armata rossa, il quale se ne sta accovacciato dietro alcune barricate, in attesa del segnale per lanciare l’ultimo attacco alla residenza dello zar. Il besprizornik partecipa, con entusiasmo, a tutte le fasi del combattimento. Alla fine, si ritrova per caso, da solo, nella vasta sala del trono. Dopo un attimo di esitazione, felice e contento, si siede sul seggio dello zar. Intorno al bambino infuriano gli ultimi fuochi della battaglia, e il nuovo potere comunista è trionfalmente proclamato in tutto il mondo: lui, stanco per la battaglia sostenuta, si addormenta (in un gesto tipicamente infantile), sereno e appagato, sullo scanno reale. Questo bambino, intrufolandosi quasi con prepotenza nelle immagini – e attraverso il montaggio, anche tra le immagini – della rappresentazione della rivoluzione (dominata, fino a quel momento dalle figure degli adulti), ne diventa il protagonista assoluto. In qualche modo, qui, Ejzenstejn ci propone la rivincita e l’apoteosi non solo di quel bambino (e di quel tipo di bambino: un besprizornik) ma di tutti i bambini (compresi quelli che il cinema sovietico, come abbiamo visto, aveva variamente mostrato), che sono, come lo stesso regista sembra averci suggerito nei due precedenti film menzionati, inevitabilmente vittime, ma nello stesso tempo vincitori, di ogni rivoluzione. Quasi che Ejzenstejn volesse innalzare questo bambino povero e abbandonato, questo besprizornik, a vero vincitore del vecchio regime zarista, e ad artefice della neonata società comunista.

Dopo l’Ottobre, si aprirono di fronte a me meravigliose prospettive. Noi pedagoghi eravamo allora talmente inebriati da queste prospettive, da essere quasi fuori di noi.

Umberto Curi racconta Karl Marx

La “disciplina cosciente” è una categoria, elaborata secondo il marxismo, politicamente da Lenin e pedagogicamente da Makarenko. Il suo fine educativo è quello di un individuo al servizio della politica e della società comunista. I pensieri individuali e collettivi devono coincidere tra loro. I fini dell’educazione sono sociali.

Eisenstein sperimentò una tecnica che prevedeva l’inserimento di immagini non diegetiche, cioè estranee al testo filmico rappresentato, ma che per la loro capacità di esemplificazione potevano essere associate alle scene. In Sciopero, la repressione della rivolta operaia viene alternata alle immagini di un mattatoio dove avviene lo sgozzamento di un bue.

/ 5
Grazie per aver votato!