le figure retoriche della pubblicità

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Si chiama figura retorica quell’aspetto che il pensiero assume in un discorso per trovare efficacia e viva espressione. L’utilizzo delle figure retoriche è molto diffuso in pubblicità, soprattutto all’estero.

Una figura retorica molto usata in comunicazione,  dal greco«eccesso». Una figura retorica di pensiero (che si basa cioè sul significato delle parole) che consiste nell’esagerare la descrizione verbale (o visiva nel caso di una pubblicità), della realtà tramite espressioni (o immagini) artefatte che amplificano il significato per eccesso o per difetto. Secondo il principio che un’immagine vale più di mille parole, un’iperbole applicata ad un visual risulta emotivamente molto più impattante delle parole. La trasfigurazione della realtà, al punto da creare una situazione paradossale che amplifica i plus del prodotto, crea quel corto circuito che in teoria favorisce il ricordo dell’annuncio.

Le figure retoriche in pubblicità e in fotografia

I quattro grandi gruppi di figure retoriche sono:

  1. la ripetizione
  2. la contrapposizione
  3. la sostituzione
  4. la coesistenza di più significati

1. La ripetizione

Le figure retoriche basate sulla ripetizione sono utilizzate in pubblicità quando viene espresso anche il nome del prodotto o il brand: il presupposto di base è che la continua reiterazione di un suono, di uno slogan o di un pensiero possa imprimere nella memoria dello spettatore anche il nome del prodotto o della marca che vi si accompagna.
Come per ogni figura retorica, la ripetizione si può ottenere a livello di suono, di parola o di pensiero.

Ripetizione di uno o più suoni o sillabe.

Ripetizione di una o più parole o strutture di frase.

Ripetizione di uno o più significati e concetti.

2. La contrapposizione

La contrapposizione consiste nel combinare all’interno della stessa espressione due elementi che sono immagine speculare uno dell’altro. Alla prossima voce affronteremo quelle figure retoriche in cui uno dei due elementi contrapposti non viene espresso (e deve essere ricostruito dallo spettatore); qui sono incluse invece solamente le figure retoriche che mostrano sia l’elemento specchiato che l’elemento specchiante.

Contrapposizione tra suoni.

Contrapposizione tra parole e nella struttura della frase.

Contrapposizione tra concettti.

3. La sostituzione

In questa tipologia di figure retoriche il messaggio è corrotto in uno dei suoi elementi e il destinatario lo deve aggiustare in modo da ricostruirne l’intenzione originale e il contenuto. Questo meccanismo funziona anche proponendo un’immagine speculare a ciò che si desidera comunicare senza però fornire anche l’elemento specchiato, che dev’essere invece ricostruito dallo spettatore e sostituito a quanto espresso.

Sostituzione del suono.

Sostituzione di parole o di strutture di frase.

Sostituzione di concetti.

4. La coesistenza di più significati

Il contesto in cui viene utilizzata un’espressione ne rende ambiguo il significato, ovvero leggibile in più di un modo. Se la sostituzione diceva una cosa per intenderne un’altra (ed era poi il destinatario a dover effettuare lo scambio), nel caso della coesistenza si dice una cosa per intenderne due (ed è poi il destinatario a dover sviluppare le implicazioni, che rimangono vive entrambe nella sua memoria).

Ambiguità per opposizioneironia (una componente del messaggio pubblicitario trasmette il contrario di ciò che il messaggio nel suo insieme vuole intendere – la parte sbagliata della strada) e paradosso (nella stessa frase appare una negazione di sé stessa – questa foto non ha avuto bisogno di una macchina fotografica).

Ambiguità per somiglianzametafora e paronomasia (dove però le due componenti dal significato diverso non vengono proposte entrambe, ed è l’utente a dovere ricostruire quella mancante).

Pubblicità_propaganda di Annamaria Testa, dal titolo “Pubblicità e propaganda: somiglianze, differenze, aree grigie“.

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