La lezione nella scuola secondaria superiore
e i fondamenti di una metodologia integrata
Il ritorno della didattica tra i banchi di scuola è stato riformulato prendendo in considerazione il lavoro in presenza insieme ad un’ipotesi di interazione con lo smart working già sperimentato durante il periodo di lockdown per l'emergenza COVID-19. Le nuove competenze e abilità sviluppate durante questi mesi non devono essere abbandonate né trattate come tattiche (talora interessanti) per fronteggiare bisogni emergenti e contingenti. La didattica a distanza è stata un'occasione unica per sperimentare lezioni sincrone e asincrone, per implementare le competenze digitali con nuove modalità di comunicazione e di interazione sulle varie piattaforme e-learning. Abbiamo sviluppato il team working, raggiungendo gli utenti con il collegamento alla rete, e ampliato le soft skill. Siamo stati costretti a dare soluzioni immediate ai problemi di privacy, sicurezza e cittadinanza digitale. Progettare modalità didattiche che prevedano l’azione integrata dei due momenti è il campo di studio, di insegnamento e di lavoro che oggi più mi appassiona e al quale dedico gran parte del mio tempo nel guardare al futuro dei processi educativi in Italia. Muoversi ai margini delle metodologie contemporanee è inevitabile se si vuole mettere in discussione la dicotomia vicinanza-distanza o, più specificatamente, la concezione dell’educazione come presenza e dell’istruzione come assenza. Vorrei, per questo, mettere in atto una modalità di osservazione tipica del docente-riflessivo tale da innescare un percorso circolare che va dalla teoria, capace di autorevolezza dialogica, alla prassi, dispersa in successi operativi personali; e di nuovo dalla prassi alla teoria, cercando di tratteggiare un impianto interdipendente in grado rendere questa opportunità di innovazione un grande motore di crescita culturale. Responsabilità della pedagogia e delle altre scienze dell’educazione è quella di presidiare con competenza epistemologica il circolo virtuoso che si innesca tra teoria-prassi-teoria nel campo della formazione.
Situazione attuale: La scuola è stata costretta a diventare un grande laboratorio di didattica a distanza. Quest’ultima è qui concepita come opportunità e come ausilio anche perché di fatto ci ha consentito di tutelare la salute pubblica garantendo una continuità nell’insegnare. Scontrandoci quotidianamente con i limiti della DaD abbiamo compreso meglio il valore del nostro lavoro nella didattica in presenza maturando una maggior consapevolezza di tutte quelle variabili che mettiamo in atto in aula. Uscendo dalle mura degli edifici la didattica è entrata nelle case degli studenti e ha fatto provare loro un profondo senso di appartenenza e solidarietà fornendo un’ancora attraverso la quale legarsi con fiducia per definire le condizioni di una futura normalità. Lo scenario che ci si prospetta è quello in cui alcune misure per il distanziamento sociale potrebbero snaturare proprio quel senso di comunità rendendo meno efficace anche la didattica in presenza. Per questo sarà fondamentale cercare di capire quali siano gli elementi della DaD su cui far leva per ripartire e non considerarli come semplice surrogato della didattica in presenza.
Fonti: Accennerò ad un’ipotesi di lavoro dal potenziale euristico recuperando concetti e suggestioni da alcuni classici che hanno affrontato tematiche proprie del dibattito pedagogico contemporaneo quali, ad esempio, il ruolo dell’esperienza, dell’apprendimento centrato sulla vita e della necessità di motivatori intrinseci, come il desiderio di migliorare il livello di autostima, la qualità della vita, la responsabilità personale. In sostanza si tratta dell’impianto teorico dell’attivismo pedagogico: dalla centralità dell’educando al maestro-guida autorevole e non più dispensatore rigido di saperi o competenze, al richiamo all’interesse come centro propulsore del percorso formativo fino alla necessità di essere protagonisti autonomi del percorso stesso. Il modello costruttivista ci ricorda che fare scuola oggi significa mettere in relazione la complessità di modi radicalmente nuovi di apprendimento con un’opera quotidiana di guida, attenta al metodo, ai media e alla ricerca multidimensionale con uno studente costruttore del proprio sapere anziché passivo mero ascoltatore. Infine, il metodo dell’auto-riflessività ci dà la possibilità di essere contemporaneamente coinvolti e distaccati. Il professionista riflessivo si apre all’esplorazione di altri mondi possibili, con l’intento di scardinare gli attuali atteggiamenti circospetti nei confronti di alcune applicazioni come l’adozione di game based learning platform (ARGs) nelle scuole o l’uso di piattaforme in realtà aumentata (AR) e realtà virtuale (VR). Tra le altre fonti non posso non citare le Indicazioni Nazionali e nuovi scenari emanate nel 2018 che inserivano già l’Italia in una cornice europea dell'istruzione: la rilettura di questo documento ci impone il confronto con i modelli educativi europei per affrontare con consapevolezza i cambiamenti e le sfide del presente. La tecnologia è il grande strumento di accesso al sapere, e per questo la scuola deve essere il luogo e il centro in cui tale accesso viene sperimentato, appreso e consapevolmente utilizzato. Ma la sola implementazione di postazioni internet e attrezzature tecnologiche fisse e/o mobili, o la recente esperienza dell’uso esclusivo di metodologie funzionali alla didattica a distanza non sono apparsi sufficienti per garantire migliori risultati di apprendimento e di performance degli studenti. Non esisteva prima della DaD e, dalle recentissime ricerche, non emerge una correlazione univoca tra utilizzo della tecnologia e apprendimento perché a fare la differenza non sono gli aspetti quantitativi ma quelli qualitativi, cioè quelli legati all'efficacia e alla innovatività della proposta formativa. Perché vengano registrati effetti positivi sull'apprendimento non ci possiamo riferire all’uso massiccio delle tecnologie a distanza, anzi, l’uso intensivo e in qualche modo improprio ha prodotto effetti non virtuosi, se non addirittura negativi. Ritengo utile analizzare le trasformazioni in atto nella scuola e le modificazioni dei processi cognitivi degli studenti in relazione all’avvento della DaD nella loro vita, aprendo il nostro orizzonte alla psicologia e alle neuroscienze. L’obiettivo è andare oltre il senso comune, per individuare criticità e potenzialità del digitale nello sviluppo dei ragazzi, riflettendo sui processi di insegnamento/apprendimento in relazione anche alle metodologie più diffuse, per comprendere quali siano le più adatte per un modello educativo volto al benessere dell’individuo. Per fortuna le metodologie applicate nella prassi educativa in Italia sono numerose ma purtroppo affidate alla volontà dei singoli che nelle scuole autonome sanno mobilitare energie e competenze straordinarie e generare innovazione mettendosi in gioco con generosità e intelligenza. Nello scenario attuale l’insegnante è più che mai al centro della conoscenza ma non ne è la fonte principale. La situazione è complessa ma verificando l’impatto che la DaD ha avuto su vari aspetti dell'attività di insegnamento, apprendimento, educazione e formazione, registrandone accuratamente i risultati si può provare a definirne un paradigma di riferimento.
Definizione problema: Dunque, l'ambiente incorporeo della rete può essere luogo significativo di apprendimento per gli adolescenti? Quale deve essere il paradigma di riferimento quando si progetta un intervento didattico misto? La questione rimanda a una domanda più ampia che riguarda cosa significa insegnare nel ventunesimo secolo. Se gli insegnanti possono fornire solamente contenuti, fatti, date, formule, ricerche, teorie, storie e informazioni allora il nostro ruolo nella vita degli studenti è superato. Questo perché, lo sappiamo bene, gli studenti possono facilmente trovare qualsiasi informazione attraverso il web. Ma la domanda cruciale è quale può essere un uso “dotato di senso", appropriato e stimolante, delle tecnologie nella pratica della didattica e come diventa veicolo e/o occasione di innovazione organizzativa e metodologico-didattica. Nell’immediato periodo successivo al termine delle lezioni ho seguito da vicino un’analisi statistica che ha coinvolto i soggetti della mia scuola attraverso questionari raccolti ed elaborati dai referenti e animatori digitali al fine di valutare l’impatto della DaD. A scopo esplorativo ho ritenuto interessanti i dati nella loro correlazione con l’incidenza del digitale nella quotidianità e nelle abitudini delle famiglie (genitori e figli), nonché le competenze digitali e metodologiche dei docenti. Alcune risposte hanno permesso di effettuare considerazioni sugli studenti non solo sulle competenze acquisite, ma anche sulla variazione di alcuni parametri come la motivazione, l’ansia, il carico cognitivo, le relazioni, il clima scolastico, la concentrazione e l’atteggiamento verso la scuola. Ai docenti sono state poste domande circa le prassi e l’autoefficacia d’insegnamento, le emozioni positive e negative sia nel ruolo sia nell’insegnamento e, infine, la soddisfazione lavorativa. Nel passaggio dalla didattica in presenza alla DaD alcune difficoltà e contraddizioni, quindi, sono state sollevate. Emergono ancor di più le differenze tra le scuole, tra i territori, tra i soggetti, poiché la standardizzazione uniforma lasciando in una zona d’ombra le mille sfaccettature del processo educativo e, soprattutto le difficoltà dei più deboli. Ma, grazie alla tecnologia digitale molti ragazzi sono riusciti a gestire l’angoscia, sono divenuti in molti casi più autonomi e responsabili, dimostrando di possedere non solo abilità tecniche ma anche importanti risorse umane. Il rischio più grande, ora, è che usciti da quell’universo di virtualizzazione del reale nel quale hanno trascorso tante ore e dove hanno vissuto una fase di profonda e collettiva crisi esistenziale, non trovino una didattica coinvolgente, collaborativa, inclusiva.
Organizzazione della ricerca e metodologia: A. Raccolta ed analisi letteratura. B. Somministrazione ipotesi di lavoro. C. Costruzione griglia interpretativa. D. Raccolta dati. E. Analisi dei dati e revisione dell’ipotesi di ricerca. F. Sintesi e stesura prodotto finale. Il docente-ricercatore non deve, a mio parere, mai perdere di vista questi dieci punti nel calibrare i suoi interventi: 1) Education. Mettere l'educazione al centro del processo di formazione e non l'istruzione. 2) Training. Rivolgere la propria formazione alle vision pedagogiche e non solo alle conoscenze tecniche, specifiche della materia. 3) Life. Sviluppare life skills e competenze trasversali attraverso percorsi di educazione emotiva, affettiva, alimentare, digitale. 4) Time. Tenere sempre una lezione breve (Microelearning). 5) Customized. Permettere allo studente di selezionare un percorso personalizzato e non standardizzato. 6) Lab. Indirizzare l'apprendimento al fare della dimensione laboratoriale proponendo attività legate al digitale, alle arti, alla vita reale. 7) Quality. Restituire un giudizio qualitativo e argomentato sulla performance e non sulla persona (Autovalutazione e Check-list). 8) Rating. La media dei voti restituisce un numero non realistico che non tiene conto dell'evoluzione del processo di apprendimento. 9) Question. Ottenere corresponsabilità, fiducia e partecipazione richiedendo la formulazione di domande dopo la lezione. 10) Space. Organizzare gli spazi di apprendimento. Presentazione di una ipotesi di lavoro che potrebbe corrispondere ad una unità di apprendimento progettata per gli studenti della scuola secondaria superiore: Fase 1 - Compito di realtà in DaD: presentazione del tema a partire da una domanda-stimolo per ottenere risposte significative dallo studente (EAS). Fase 2 - Breve lezione partecipata con domande finali da parte dello studente in presenza (IBSE). Fase 3 - Studio dell’argomento in DaD con la consultazione di materiali multimediali forniti dall’insegnante (Flipped lesson). Fase 4 - Discussione dibattuta sull’argomento in presenza a piccoli gruppi (Debate, Cooperative learning). Fase 5 - Valutazione in DaD attraverso la compilazione di una check-list (Autovalutazione). Superare la logica delle buone prassi realizzate da singoli insegnanti e promuovere una sperimentazione a partire dai livelli dirigenziali, per interi cicli scolastici presenta notevole complessità. Si tratta di impegnarsi in un percorso di ricerca/azione che implica un radicale cambiamento di strategie e l'abbandono di strumenti e modalità didattiche consolidate. Ma inserire un’ipotesi di lavoro in una programmazione già in atto permette di far comprendere come tali attività possono essere integrate nella didattica giornaliera superando la tendenziale negazione dell'elearning. Ci attendono nuove esplorazioni che potranno tradursi in vera innovazione solo se si avranno maggiore autonomia e flessibilità per la scuola liberandola dagli attuali condizionamenti burocratici e attuando una sua progressiva rivisitazione sul piano della governance, dell’infrastruttura, della logistica, della tecnologia, dell’amministrazione, della configurazione degli spazi, della natura degli arredi, il cui fulcro possa essere un cambiamento strutturale della didattica orientato a ridurne le attuali criticità e a supportare le potenzialità degli studenti.