identità, ruolo e competenze nel lavoro

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Avere fiducia in se stessi è il presupposto fondamentale per ottenere il rispetto degli altri, soprattutto sul lavoro. Ricoprire un ruolo di potere non garantisce la stima dei propri collaboratori, soprattutto se chi è ai vertici non è in grado di rispettare i suoi stessi sottoposti.

Emis Killa feat. Bassi Maestro – Più Rispetto

Il rispetto e la dignità della persona costituiscono diritti inalienabili di ogni lavoratore/lavoratrice. Tutti i lavoratori/lavoratrici hanno il diritto di essere tutelati nella propria libertà personale e di vivere in un ambiente di lavoro sicuro, sereno e favorevole a relazioni e comunicazioni interpersonali improntate al reciproco rispetto.

Il RISPETTO è certamente uno dei “valori della vita”. Il Rispetto verso tutte le persone e le cose che ci circondano, il rispetto per la società e per le regole del vivere civile e, innanzitutto, il rispetto per noi stessi, per le nostre potenzialità intellettive, per il nostro “essere”, per il nostro sapere e saper fare.

La definizione di “Rispetto”sentimento e comportamento informati alla consapevolezza dei diritti e dei meriti altrui, dell’importanza e del valore morale, culturale di qualcuno o di qualcosa.
IL RISPETTO: è un valore che comporta la capacità di “vedere”, cioè di “accorgersi” e ancora più conoscere l’altro ed è un valore che richiede una forte intenzionalità: è un valore da vivere con coerenza. Non possiamo aspettarci il rispetto di chi non rispettiamo.
Mancanza di rispetto significa quindi mancanza di riconoscimento: la persona coinvolta non viene vista come essere umano pieno e diventa quasi invisibile.
Quando in una organizzazione il riconoscimento viene accordato solo a poche persone e circola solo tra poche persone si crea una carenza di rispetto.
La società occidentale ha elaborato tre modalità capaci di portare le persone a meritare o meno rispetto:
  • La crescita professionale, sviluppando abilità e competenze. La persona di grande intelligenza che spreca il suo talento non ispira rispetto, a differenza di una meno dotata che sfrutta le proprie capacità. Lo sviluppo personale diventa una fonte di stima sociale in quanto la società condanna lo spreco e premia l’uso efficiente delle risorse.
  • La cura personale. Nel senso di non diventare un onere per gli altri. La persona autosufficiente merita rispetto. Questo modo di guadagnare rispetto deriva dall’avversione per il parassitismo. La società non ama la dissipazione di energie e non desidera essere assillata da richieste ingiustificate.
  • Il dare agli altri: E’ la fonte più universale e profonda con cui una persona può ottenere rispetto. Dare agli altri non significa essere acriticamente buoni, generosi o altruisti. Significa avere carattere, ossia saper comunicare con gli altri attraverso strumenti sociali condivisi: leggi, regole, riti, media, relazioni, ecc. e saper interpretare continuamente le varie “partiture” sociali che si hanno a disposizione.
A differenza dello sviluppo professionale e dell’autosufficienza, che possono rimanere ad un livello autoreferenziale, il dare agli altri crea reciprocità, sviluppa una relazione. Il dare, infatti, produce uno scambio. E lo scambio è il principio sociale che anima il carattere di chi contribuisce alla comunità.
E lo scambio asimmetrico (a differenza di quello economico che è una transazione breve, che nasce e muore nell’atto della permuta) crea relazioni e legami prolungati, che potenzialmente non hanno mai fine e che dovrebbero diventare la linfa vitale delle organizzazioni.

Dick Figures Gioco Di Ruolo

Ecco dunque un principio essenziale: insegnare i dettagli significa portare confusione. Stabilire la relazione tra le cose, significa portare la conoscenza. (M.Montessori)

La definizione di “Ruolo”:  Il ruolo e’ un sistema di NORME e di ASPETTATIVE che ha la funzione di definire e orientare il comportamento di una PERSONA inserita in un CONTESTO SOCIALE, attraverso:

NORME: la definizione di norme consente di regolare i comportamenti individuali affinche’ corrispondano alle attese del sistema sociale nel suo insieme

ASPETTATIVE:non tutti i comportamenti sono codificabili; nella definizione del ruolo intervengo anche le aspettative degli altri

PERSONA: un ruolo e’ interpretato dall’individuo che lo ricopre e lo influenza con il suo bagaglio di capacita’, conoscenze, motivazioni, ecc.

CONTESTO SOCIALE:un ruolo non può esistere al di fuori di un sistema di relazioni con altri ruoli o individui.

La definizione del RUOLO è legata comunque a 2 fattori:

1. soggettivo: particolare struttura di personalità dei partecipanti

2. culturale: serie di  aspettative condivise dai membri del gruppo e riguardanti il comportamento di una persona che occupa una data posizione all’interno dello stesso

 In ogni gruppo di persone nasce il problema di dover adattare il ruolo alla persona; il ruolo può essere:

RUOLO ATTUATO rappresenta l’insieme di comportamenti che la persona mette in atto nella sua attività

RUOLO PERCEPITO è l’insieme di comportamenti che la persona ritiene di dover attuare (in base a convinzioni, sentimenti…)

RUOLO ATTRIBUITO è l’insieme di comportamenti che gli altri si aspettano da una persona

INCONGRUENZE A LIVELLO DEL RUOLO ATTUATOPERCEPITO E ATTRIBUITO POSSONO DETERMINARE CONFLITTI E TENSIONI CON CONSEGUENZE GRAVI SIA PER GLI INDIVIDUI CHE PER IL FUNZIONAMENTO DEL GRUPPO;

quindi si possono avere 4 dinamiche.

Il conflitto di ruolo scaturisce dalla discrepanza tra la propria inclinazione naturale ad assumere un certo ruolo e la pressione del gruppo a farne assumere un altro

L’incompatibilità di ruolo si ha quando un individuo sente di essere investito dal gruppo di un ruolo che non desidera assumere

Si ha confusione di ruolo quando un individuo e/o il gruppo è insicuro sulle aspettative di ruolo

Cambiamento di ruolo, riguarda l’ansia che si vive nel momento in cui il gruppo si muove da una fase di sviluppo ad una successiva

In ogni gruppo sia di lavoro che di amici si possono identificare ruoli ben definiti che non sono fissi ma interscambiabili:

1.      il comunicatore: favorisce la creazione di un buon clima

2.      il facilitatore: stimola la partecipazione di tutti

3.      il realizzatore: orientato alla pragmaticità

4.  il conservatore: facilita il gruppo nella progressione del lavoro attraverso la considerazione dei sotto obiettivi raggiunti

5.      l’innovatore: colui che spinge per cambiare il modo di lavorare e le metodologie

6.      il creativo: ribalta gli schemi di ragionamento seguiti dal gruppo e propone punti di vista inusuali

Afterhours – Il mio ruolo

Si tratta di considerare sia le caratteristiche soggettive, che l’appartenenza ad una data professione, come risorse da tutelare e che possono crescere dentro e per il servizio quanto più ne viene rispettata la vocazione di fondo.

                                     IDENTITA’ E COMPETENZE

 Tema delle identità: delinea le dinamiche di formazione della soggettività e le relazioni tra macro cambiamenti della modernità e le trasformazioni che coinvolgono i soggetti. Esamina poi i cambiamenti nelle culture professionali della società post- industriale e studia le relazioni tra percorsi individuali e sistemi di lavoro razionalizzati.

 Identità: costruzione  sociale dotata di senso soggettivo. Si costruisce nell’equilibrio tra ciò che io sono e ciò che gli altri riconoscono di me.

Competenze: spazio in cui il soggetto costruisce la sua specificità professionale in termini soggettivi ed intersoggettivi.

Lavoro: dimensione di autorealizzazione e di disincanto, di sussistenza e di progettualità.

Organizzazioni: processo di razionalizzazione; spazi di interesse e potere, sempre in costruzione.Le organizzazioni chiedono identità e adesione e auspicano che nell’esperienza professionale entri in gioco anche la costruzione del senso personale.

 L’ identità tra tradizione e mutamento: tradizioni teoriche circa il tema dell’identità:

1)   Funzionalismo: (Parsons) considera l’identità come una funzione determinante per l’integrazione a livello del sistema sociale.

2)   Interazionismo simbolico e fenomenologia sociale: hanno spostato l’accento sui processi di interazione e di differenziazione sociale contenuti nella teoria dell’integrazione funzionale.

3)   Vari contributi del dibattito sociologico contemporaneo che hanno posto l’identità come processo orientato in base a significati costruiti soggettivamente o all’ interno di relazioni significative.

In queste 3 tradizioni, l’identità si mantiene guida per comprendere i processi decisionali degli individui; essa inoltre permette di collocarsi in un sistema e di selezionare, in questo, i propri confini.

Parsons: l’identità rappresenta il motore dell’integrazione sociale e si costruisce attraverso l’interiorizzazione di oggetti sociali. Essa riguarda il modo in cui gli individui rendono complementari e integrano i ruoli interni con quelli più esterni. Nella Società contemporanea l’individuo riorganizza il rapporto tra sé ed il contesto di riferimento.

Oggi: i sistemi sociali sono sempre più differenti e l’identità degli individui si formerebbe in relazione a ciò che le persone di riferimento si aspettano da noi e in base ad un sistema di autoregolazione, che è il processo di individuazione.

Self: riflessività e possibilità per l’individuo di prendere le distanze dalla propria immediatezza.

L’identità ha un carattere intersoggettivo e l’individuo sviluppa la capacità di essere oggetto a se stesso attraverso l’altro mediante il linguaggio e la produzione simbolica.

Giddens: il dualismo tra sistema attori sociali è una DIALOGICITA’ in cui le due componenti sono in relazione continua. L’identità si costruisce attraverso un processo sincronico e diacronico di costruzione sociale e strutturazione continua.

Haberras: l’intesa è un processo di convergenza tra soggetti capaci di attribuzione di senso, linguaggio ed azione tramite l’agire comunicativo. L’identità è costruita mediante un processo di intesa tra gli individui e si fonda sull’idea di razionalità dei soggetti capaci di dare significato all’azione e nell’azione sociale.

Lhumann: l’identità è autoreferenza, un’identità senza attore governato da un flusso comunicazionale posto al centro del rapporto tra sistema , ambiente e mondo. Inoltre, l’identità è un processo di stabilizzazione e mantenimento del sistema rispetto al proprio ambiente e permette al sistema di selezionare le molte possibilità offerte dall’ambiente.

Turane: propone l’idea di una modernità piena, capace di ricompensare i frammenti esplosi dallo scoppio della modernità intesa come modernizzazione.

Giddens: propone l’idea di una modernità socializzata in cui sono presenti tracce di innovazione e di nuove possibilità.

Taylor: una modernità disagiata vede continuità e possibilità attraverso l’autenticità.

Eisestadt: modernità multiple che si pongono oltre la modernizzazione e la modernità, e che producono una crescente diversificazione del processo di formazione degli strati sociali e delle sfere professionali.

Modello di Habermas: degli STADI DELL’IO, che propone l’idea di un passaggio tra i vari stadi dell’identità; la fase dell’IDENTITA’ NATURALE,che  riguarda la dimensione della continuità della consapevolezza corporea; dell’IDENTITA’ DI RUOLO, che pone al centro il posto assegnato all’individuo nella divisione sociale del lavoro; dell’IDENTITA’ DELL’IO, proprio delle società moderne avanzate dove l’individuo persegue la propria personalità.

Dubar: identità come risultato di un’identificazione contingente. Si tratta di considerare ciò che permane e ciò che è sempre mutevole secondo l’idea euraclidea del PANTA REI.      L’ identità è la continua è la continua combinazione tra ciò che  mi è simile e ciò che è sempre differente.

Spinta  soggettiva  e ruolo professionale.

La condizione di lavoro: ha costituito un fattore emancipativi e di affermazione per le individualità nei processi produttivi.

Ruolo: è stato una componente decisiva della costruzione dell’idea di individuo moderno.

L’IDENTITA’ INDIVIDUALE  TRA RUOLO, INTERAZIONE E   SOGGETTIVITA’

Modernità: trasforma l’idea di individuo.

Parsons: pone come centrale la questione del rapporto tra individuo e processi di differenziazione sociale.

Nell’impostazione FUNZIONALISTA l’ individuo si collocava in un sistema che lo rendeva autonomo e che lo definiva all’interno di un processo di differenziazione sociale e lo specializzava. L’identità tendeva a coincidere con la personalità.

Habermas: in un’ottica INTEGRAZIONISTA, l’identità è vista come l’insieme dei processi di socializzazione con i quali i soggetti apprendono ed interiorizzano gli orientamenti di valore ed interpretano ruoli sociali.

Merton: l’individuo è dato dall’aderenza allo status e al ruolo. L’individuo agisce come portatore di un ruolo sociale e il ruolo si apprende nei processi di socializzazione. L’identità dell’IO è il modo in cui gli individui interiorizzano e si identificano con gli oggetti sociali, il modo in cui rivestono i ruoli,intesi come principi regolativi. L’identità come uguaglianza tra individuo e ruoli, risponde ad alcuni criteri:

–          integrazione: esercitata dalle relazioni sociali dell’individuo;

–          identità: tra individuo e ruolo

–          conformità: che esclude i diversi gradi di autonomia dell’agire individuale.

Tra io e me: l’identità mediata dell’interazione

MEAD: l’identità che coincide con il principio del self è orientata ai modelli di condizione inetrsoggettiva, attraverso l’interazione mediata simbolicamente ad un livello più elevato. L’identità si produce nel rispecchiamento, la parte dell’IO è il soggetto agente non riflessivo, il ME è la parte internazionale del self, quella che si forma e consolida come passato e in rapporto agli atteggiamenti degli altri. Il ruolo resta centrale.

La razionalità  si restringe (identità multiple)

Elster: idea dell’IO MULTIPLO. Tale individuo è un IO DIVISO scomposto in parti che cercano di mantenere una loro integrazione. Si tratta di analizzare la possibilità di integrazione per un IO DIVISO che deve fronteggiare una complessità crescente e recuperare la possibilità di autonomia. L’individuo e’, inoltre, in grado di elaborare un elevato numero di preferenze e si muove in spazi relazionali in cui scambia e soddisfa interessi , e in questi spazi agisce attraverso il ruolo.

TURNER: parla di un’identità mediatrice e di un sé come principio di ORGANIZZAZIONE SELETTIVA di valori. Il sé  coniuga una funzione individuale capace di fornire un orientamento più stabile. L’ identità si presenta come un processo esplorativo che si fonda su tentativi.

GHEGEN: tesi dello SGRAVIO. L’uomo è l’essere manchevole, plastico, capace di adattarsi e di prendere le distanze sul mondo.

Debole e plurale: l’identità si dissolve

BERGER: Sé plurale. La formattazione del sistema sociale favorisce una moltiplicazione dei ruoli che fa emergere processi di dissociazione tra individuale e sociale. L’identità non è più uguaglianza tra l’individuo e il suo ruolo e si forma, contrariamente, nel processo di interazione della vita quotidiana.

Deriva della modernità e via di fuga per il soggetto.

FOUCAULT: la razionalizzazione è un blocco, un aggregato di macchine totali che ASSOGGETTANO le componenti umane, ed il soggetto svanisce per raggruppare una categoria politica di resistenza.

TAYLOR: l’individualismo della post – modernità è uno dei principale disagi della modernità, la quale avrebbe fatto perdere la dimensione eroica e il senso del soggetto.

 Identità e soggettività.

La formazione dell’identità come interiorizzazione dei meccanismi di ruolo dall’esterno, tipica del funzionalismo, si muove verso l’interno del self, che diviene circuito di autoregolazione dei comportamenti. Emerge l’idea dell’individuo BRICOLEUR.

 L’identità come istanza comunicativa

 È nel linguaggio che si dirama il sé. L’identità si crea ed emerge  nelle situazioni come  contestualizzazione di significati prodotti nelle relazioni e nelle cognizioni che il soggetto elabora.

HABERMAS: l’identità si costruisce attraverso l’intesa comunicativa con altri individui, nei rapporti di riconoscimento intersoggettivo e nell’auto comprensione mediata intersoggettivamente. Il linguaggio diviene il TRACCIATO dell’azione comunicativa per la costruzione sociale di significati che creano l’immagine collettiva degli stati delle cose.

 Raccontami la mia storia.

Nella narrazione l’individuo cessa di essere un frammento e diviene l’autore della propria vita. Narrandosi, l’individuo cerca di darsi e di ricostruire la propria identità.

L’APPROCCIO TESTUALE :  le persone sono identità attribuite nelle situazioni in cui loro stesse si trovano ad agire.

 Identità e autenticità

a)   SFIDA DELL’AUTENTICITA: la possibilità di immaginare e praticare un’identità autentica. L’etica dell’autenticità si fonda sul fatto che le persone abbiano la capacità di essere loro stesse nella loro unicità. L’ideale dell’etica dell’autenticità si fonda sui significati soggettivamente prodotti che possono assumere valore di esemplarità.

b)   INDIVIDUAZIONE E SOGGETTO AUTENTICO: l’individuazione è questione centrale e delinea quel complesso processo volto a cambiare soggettività e inetrsoggettività.

JUNG: l’individuazione è un processo di differenziazione che ha come nota lo sviluppo della personalità individuale e rappresenta un processo di formazione e di caratterizzazione dei singoli individui.

c)   IL CONCETTO DI ASPERIENZA ACCOMPAGNA L’IDENTITA’ AUTENTICA:  l’ ERFHRUNG è la sintesi, la capacità dell’individuo di passare attraverso, di percepire e riflettere, di comprendere e tentare. L’E.  segnerebbe la fine dell’esperienza tradizionale interrompendo il tempo accelerato dell’immersione nel presente della contemporaneità. L’IDENTITA’ AUTENTICA  si delinea come peculiare combinazione tra l’esperienza intesa sia come immediatezza sia come riflessività individuale.

Soggetti nella contemporaneità

La soggettività si presenta come qualcosa di originario, di immediato quello spirito che fa parlare ciò che  resiste.

SOGGETTI NELLE ORGANIZZAZIONI

L’ organizzazione è intesa come principio regolatore dei principi individuali

L’ organizzazione struttura lo spazio, i contenuti e il tempo di vita degli individui moderni in una sorta di DOMINAZIONE ORDINARIA. Ai giorni nostri l’organizzazione va configurandosi come rete, come cultura e come contesto di apprendimento, come circuito di comunicazione e come spazio di interazione. L’individuo rimane identificato nell’organizzazione e in questa cerca di orientarsi per trarre i propri vantaggi e opportunità. L’idea di fondo è che i processi organizzativi sono il risvolto di processi di interazione e di scambio tra i diversi gruppi sociali.

PROXIMAL VIEW: permette di inglobare tutta l’eterogeneità della vita organizzativa che fa l’organizzazione.

L’identità individuale diviene come una CORDA TESA che è posta tra identificazione, negoziazione e resistenza organizzativa.

GOFFMAN:  FRAME è inteso come un costrutto capace di porre l’azione in un campo che diviene un sistema di riferimento per l’agire. Il frame definisce lo spazio pratico e concettuale dell’azione.

CONTESTO FORMATIVO: insieme di assetti istituzionali, schemi cognitivi, idee per concetti ed immagini preesistenti che gli attori portano con loro ed attivano abitualmente in una situazione d’azione.

COMUNITA’ DI PRATICA: gruppo di professionisti che ordinano interessi, conoscenze, metodi di lavoro. L’organizzazione è praticata sulla base cognitiva dei saperi in azione e si riempie di soggettività.

 I SOGGETTI DELLE COMPETENZE

La capacità dei processi decisionali a livello micro e macro, le pratiche strategiche e discrezionali, etc… interrogano, in primo luogo, gli individui che praticano e formano le loro competenze nell’incrocio tra lavoro e formazione. L’analisi che si vuole fare riguarda il fatto che il lavoro è sempre qualcosa di profondamente strutturante nella costruzione delle identità individuali nel mondo moderne, oltre a produrre reddito e sussistenza, pone gli individui in relazione con le dimensioni della razionalizzazione favorendo un processo di socializzazione progressiva.

 ANNI ’70: la connessione impiego – lavoro si rafforza e  ancora di più la formazione: infatti le competenze appaiono nei dibattiti come un tema ridondante. Esse sono il sapere che si cela con l’esperienza e sono il progetto individuale, di un’intenzione. Sono qualcosa da formare sul campo, da riconoscere intersoggettivamente e da apprendere individualmente e contestualmente.

 ANNI  ’80: la dimensione professionale è investita da mutamenti rilevanti: muta la condizione del lavoro poiché i mondi organizzativi sono caratterizzati sempre più da una variabilità che rischia di produrre incertezza ed insicurezza; mutano poi i modi teorici ed empirici di trattare il tema delle professioni, le quali si caratterizzano per il loro contenuto di conoscenza.Ci sono stati, poi, altri cambiamenti nel mondo delle organizzazioni come le trasformazioni nei sistemi istituzionali educativi e formativi, che si orientano non più solo verso la formazione di conoscenze fondate su base disciplinare ma sono volti anche al riconoscimento di percorsi di apprendimento formali e non formali.

Infine, un altro scenario di mutamento riguarda il versante delle innovazioni tecnologiche e la crescita dell’economia dei servizi, dei media e del consumo.

 Oltre il primato del ruolo

 RUOLO: denota un’aderenza, una sovrapposizione, un’identificazione tra situazione ed attore sociale. Il concetto di ruolo introduce un’idea di prevedibilità nella vita sociale e con esso emerge la centralità di una dimensione posizionale dell’individuo.

 TRADIZIONE INTERAZIONISTA E FUNZIONALISTA: vedono il ruolo come un insieme di norme e di aspettative che convergono su un individuo il quale occupa una posizione in un sistema sociale organizzato. Il ruolo inteso in tal senso diviene uno strumento della differenziazione professionale e la base dell’integrazione e del coordinamento sistemico nei sistemi organizzati della modernizzazione industriale avanzata.

RUOLO PROFESSIONALE: è piuttosto uno spazio di mediazione sociale.

CONCLUSIONE: il ruolo si compone di almeno 2 dimensioni: da un lato è cristallizzato in un modello di comportamento che implica attese che l’individuo interiorizza e socializza; dall’altro implica una dimensione di spontaneità individuale e di creatività.

 LE COMPETENZE NEI DIBATTITI DELLE SCIENZE SOCIALI

 COMPETENZE: rappresentano un nuovo oggetto sociale attraverso il quale si immettono nuovi linguaggi che si combinano con quelli più tradizionali dei ruoli, delle qualifiche e delle posizioni.

Ci sono 3 fonti:

a)   FONTE PSICOLOGICA: la base delle competenze è il comportamento esterno, osservabile e misurabile. La competenza è relativa alla prestazione che l’individuo realizza nel contesto lavorativo ed ha alla base comportamenti osservabili, analizzabili e valutabili.

MOVIMENTO COMPETENZE: spinta manageriale per l’efficienza individuale in tutti i settori produttivi.

COMPETENZE DI SOGLIA: elementi minimi che vanno a comporre la base su cui combinare e personalizzare i singoli elementi.

SCHEMA D’AZIONE: competenza vista come qualcosa di complesso; negli individui agiscono gli schemi d’azione formati nell’esperienza sociale e culturale.

b)   LA FONTE FILOSOFICA:  gli apporti filosofici al mondo delle competenze provengono maggiormente dal pragmatismo americano ed europeo, il quale è orientato al superamento del dualismo e dalla frammentazione tra mente e natura.

c)   FONTE SOCIOLOGICA: le competenze sono intese come risorse personali realizzate a partire da percorsi educativi e formativi, formali e non.

Infine si può affermare che il FILONE PSICOLOGICO pone al centro colui che agisce; per il FILONE FILOSOFICO è significativo ricordare che si agisce così come si conosce; il FILONE SOCIOLOGICO mette in evidenza la forza dei soggetti e come questi si relazionano nei contesti di azione.

 LE COMPETENZE TRA FORMAZIONE E LAVORO

 Le competenze sono viste come un nuovo asse nell’ambito delle regolazioni dei mercati professionali delle imprese ed in quello della contrattazione aziendale.

 FORMAZIONE PROFESSIONALE: la competenza è intesa come separazione tra apprendimento e lavoro. Nell’ambito della formazione professionale, l’uso delle competenze è volto alla realizzazione di un sistema formativo integrato oltre alla separazione tra apprendimento e lavoro.

 TRA COMPETENZE E SOGGETTIVITA’

 Fino ad ora le competenze sono state intese come espressione di un mutamento nel rapporto tra le trasformazioni dei contenuti e delle forme di lavoro e i cambiamenti organizzativi ed istituzionali.

 3 TIPI DI RELAZIONE:  1- quella dell’identità di ruolo che iscrive se stessa nell’adesione al ruolo professionale : 2- quella di un’identità debole che cerca qualunque modo di combinarsi con la dimensione professionale delle competenze; 3- è quella dell’identità soggettiva impegnata nella costruzione del ruolo professionale anche a partire da se stesso.

 UNA MAPPA DELLE POSSIBILI COMBINAZIONI  

SOGGETTIVITA’ E COMPETENZE SI COMBINANO

Competenti in ordine sparso

1)   Relazione tra il tipo di competenze e le diverse situazioni organizzative: le competenze individuali si iscrivono fortemente nelle pratiche organizzative e possono essere più o meno adatte ai contesti di lavoro.

2)   Il rapporto tra le competenze e le implicazioni personali dei professionisti: la formazione delle competenze si pone come una traiettoria di vita, un movimento.

 I PROFESSIONISTI DELLE AUTORITA’ INDIPENDENTI: nuova dimensione pubblica della professione. Si tratta di professionisti con un patrimonio ricco di competenze formatesi di recente.

I DIRIGENTI SCOLASTICI: si muovono tra spinta di autonomia professionale e ricerca di nuova identificazione istituzionale, in una scuola che è in profonda trasformazione.

 INSEGNANTI: sono impiegati a interpretare  la deistituzionalizzazione della scuola.

TECNOLOGI DEL CNR: le competenze si costruiscono in parallelo allo spazio dell’organizzazione.

BIOLOGI UNIVERSITARI: mostrano un ampio spettro di vissuti professionali e individuali.

Competenti tesi verso la soggettività.

1   RIDUZIONE DELLE IDENTITA’ ALLE COMPETENZE:  riguarda un soggetto che rischia la pressione e l’assorbimento nei processi di razionalizzazione. Ci sono 3 varianti:

a)   un soggetto non più identificato dal suo ruolo, con un patrimonio professionale di discreta qualità. PROVO A FAR FINTA CHE QUESTO NON MI STIA CAPITANDO, LO FACCIO SENZA FARMI COINVOLGERE PIU’ DI TANTO.

b)    Contesto e situazione organizzativa

c)   permanenza di situazioni di lavoro industriali e burocratiche con cui si confrontano soggetti portatori di un patrimonio professionale capace di formazione ulteriore.

 2     SCISSIONE E FRAMMENTAZIONE TRA IDENTITà E COMPETENZA: tra le competenze e le identità si può creare una distanza che rischia di portare il soggetto lontano da sé.

a)   individui portatori di patrimoni e competenze troppo dipendenti dalle trasformazioni tecnologiche. 3 vissuti per questi soggetti:

MASCHERAMENTO DELL’IO, dove l’individuo accetta la separazione tra il sé e la situazione professionale, producendo una distanza dal ruolo;

NETTA SEPARAZIONE TRA LA SFERA PERSONALE E QUELLA PERSONALE;

RAFFORZAMENTO COMPENSATORIO DELL’IO NELLA SCISSIONE, cioè rafforzamento dell’IO nella sfera della new age.

b)   PING PONG: l’individuo vive una sorta di altalena tra le due sfere, personali e professionale.

c)   Soggetti con debole patrimonio formativo e professionale che utilizzano la sfera della razionalizzazione professionale come spazio di riconoscimento, di adesione personale al ruolo e di sicurezza professionale.

 3    IDENTITA’ SOGGETTIVA CHE PROVA A COMBINARE LE COMPETENZE CON LA RAZIONALIZZAZIONE: la relazione tra le due sfere è praticabile a partire dalle risorse del soggetto.

a)   COMBINAZIONE DELLA FRAMMENTAZIONE: il soggetto tenta di contrastare i rischi della flessibilità dell’esperienza professionale.

b)   MEDIAZIONE CON LA RAZIONALIZZAZIONE: il soggetto si propone di mediare spazi di riconoscimento.

c)   RITIRO MOMENTANEO DEL SOGGETTO:il soggetto fa i conti con la pressione che viene dal mondo professionale razionalizzato da meccanismi di efficacia ed efficienza.

 

Identità e competenze. Soggettività e professionalità nella vita sociale contemporanea

 

di Assunta Viteritti

 

 

 

 

          

 

 

 

 

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