cartesio e la favola del mondo

                           … larvatus prodeo …

INTRO

Durante l’età moderna, le scoperte geografiche, l’umanesimo, la rivoluzione scientifica, il tramonto del sogno di un impero universale, la Riforma e le conseguenti guerre di religione diedero il via ad un cambiamento paradigmatico della forma mentis europea e della relativa concezione della politica e del diritto. Nuovi problemi iniziarono ad essere studiati e teorizzati man mano che il mondo appariva irrimediabilmente mutato. Un passaggio fondamentale, in questo senso, è indubbiamente costituito dalla Riforma protestante, che sgretolò l’unità della fede ponendo, involontariamente, le premesse per la futura nascita del pluralismo. 
Si aprì, dunque, in Europa una stagione di aspre lotte intestine coinvolgenti i seguaci dell’antico credo, fedeli alla dottrina del pontefice romano ed i novatori che hanno abbracciato le idee di Lutero e di Calvino. Tali conflitti si protrassero fino alla Guerra dei Trent’anni (1618-1638) che, per vari aspetti, può essere considerata l’ultima grande guerra di religione in Europa.
Si tratta di un processo strettamente legato ai rapporti tra “l’embrionale” Stato moderno e “l’indispensabile” ruolo della fede: per promuovere l’autorità del monarca e l’unità del regno si fece ricorso alla massima del cuius regio eius et religio – introdotta dalla Pace di Augusta (1555) e confermata da quella di Wesfalia (1648)- la quale comportava la cogente corrispondenza tra la scelta religiosa del principe e la confessione dei sudditi.
Il rapporto tra confessione religiosa e Stato nei secoli che vanno dal XVI al XVIII sec. fu per molti aspetti peculiare, in quanto non si delineò tanto in un’ottica di affermazione della verità ma, piuttosto, come questione politica: in uno Stato non possono esistere due religioni, questo era l’argomento incessantemente addotto contro la tolleranza e la libertà di culto da molti teologi e politici. 
Più tardi con Locke era la tolleranza religiosa “il presupposto per realizzare la pace e la concordia”. Tolleranza, significava che ogni individuo era libero di professare le opinioni speculative che riteneva più conformi alla verità e di seguire il culto che corrispondeva maggiormente alla sua fede religiosa; per quanto riguardava invece i principi pratici, in virtù dei quali sono regolate le reciproche relazioni, il magistrato avrebbe potuto sottoporle al suo controllo solamente qualora avessero turbato la vita della società, oppure nel caso in cui attentassero alla sua organizzazione politica.
Per questo precipuo motivo venivano esclusi dalla tolleranza cattolici ed atei: “ i primi perché ritengono di potersi rivolgere ad un potere spirituale capace di scioglierli da impegni e promesse e perfino dall’obbedienza al loro sovrano, i secondi perché solo il riferimento alla verità rende attendibili patti e promesse.  
L’intera questione andava, quindi, sciogliendosi progressivamente dall’incondizionato collegamento alla verità (religiosa) e veniva sottoposta alle possibilità e ai condizionamenti della politica, e inoltre per la prima volta, veniva aperta alla valutazione e delimitazione degli spazi di libertà.
Il XVII secolo, il secolo Barocco, in cui Cartesio ha operato e ha vissuto la sua vita particolare, rocambolesca, fu l’epoca in cui si formò la sua figura di intellettuale assolutamente moderno. Cartesio non era un chierico, non era un servitore di potenti, non fu precettore di nobili imberbi (se si eccettua un allievo di eccezione come Caterina di Svezia, con la quale si confrontava alla pari). Era un nobile che poteva vivere di rendita, non fece alcuna carriera accademica, non insegnò mai in un’università. Insomma, fu un outsider.
Nelle sue Cogitationes privatae, scrive: “Come gli attori, perché il rossore della vergogna non appaia loro in volto, vestono la maschera, così anch’io sul punto di salire su questa scena mondana, di cui fin qui fui spettatore, avanzo mascherato.”
Cartesio sale sul palco del teatro filosofico e afferma che la metafisica è finita, non è più. 
Nell’Uomo, dove si proponeva di studiare la risposta del corpo umano agli stimoli provenienti dal mondo esterno, Cartesio formulava una teoria della sensazione, dell’immaginazione e della memoria che era esclusivamente materiale. Con un obiettivo quanto mai esplicito: mostrare i poteri del corpo indipendentemente da qualsiasi azione della mente. Al punto che il corpo umano era descritto come una macchina complessa e «intelligente», dotata di sistema nervoso, circolazione sanguigna e cervello, in grado di reagire all’ambiente con comportamenti funzionali alla conservazione della vita.
Nelle Meditazioni egli perseguiva un obiettivo altrettanto esplicito, che andava però nella direzione opposta: ampliare il ruolo della mente e dimostrare che anche nella conoscenza sensibile il corpo, senza un intervento attivo della mente, era impotente. Così, se nell’Uomo, per la conoscenza empirica, la mente si limitava a registrare gli eventi corporei e a tradurli in percezioni, credenze e giudizi; nelle Meditazioni invece veniva teorizzata l’impossibilità della stessa conoscenza empirica, altro non essendo quest’ultima che una costruzione della mente.
Ma Cartesio vive con profondo disagio il clima culturale della Controriforma e teme per la sua libertà di scienziato, a fronte del dramma vissuto da Galilei. Secondo Cartesio, lo scienziato, pur restando fedele alle idee religiose e politiche del proprio Stato, deve avere piena libertà di ricerca e vivere "laicamente" il rapporto scienza-fede. Si può essere buoni cattolici sviluppando ricerche scientifiche che possono anche entrare in contrasto con le verità bibliche. Si può essere fedeli alla monarchia assoluta ritenendo tuttavia che la ragione sia ugualmente distribuita in tutti gli uomini. Nella sua morale provvisoria, Cartesio distingue accuratamente la propensione teoretica dello scienziato da quella pratica legata al comportamento morale, politico e religioso. Nella prima e nella terza massima della sua morale afferma che ogni individuo deve subordinare la sua ricerca della verità all'ubbidienza all'autorità riconosciuta. Ma afferma anche che la passione per la scienza deve avere i propri spazi di autonomia e di autogestione.

BAGAGLIO

* Prova ontologica Anselmo d'Aosta
* Riforma protestante
* Rivoluzione scientifica
* Pascal

STRUMENTI

* Mappe di sintesi
* Spinoza e popcorn di Rick DuFer
* Daniel C. Dennett, Douglas R. Hofstadter L’io della mente, Fantasie e riflessioni sul sé e sull’anima
* L'errore di Cartesio di Antonio Damasio

DESCRIZIONE

IL TESTO

ATTIVITA’

IN CHE MODO CONSIDERIAMO PENSIERI E COSE?

LA SERIE e IL FILM

In Altered Carbon, la serie tratta dall'omonimo romanzo di Richard P. Morgan, si racconta di un futuro in cui corpo e coscienza, visti come elementi indipendenti, stanno in una relazione molto particolare: il corpo, qui, diventa involucro. In questa dimensione si può fare il backup delle coscienze in schede di memoria e trasferirle in altri involucri. Il protagonista della serie si risveglia in un corpo diverso da quello nel quale si trovava prima e tutta la vicenda si basa sul tentativo di ricostruire gli eventi che l'hanno portato lì. 
Corpo e mente danno forma alla nostra esperienza: il primo, per quanto potenziato e avanzato, è imperfetto, transitorio, fragile, e - se distrutto - non comporta la morte definitiva del suo occupante. E' la coscienza, intesa qui come una serie d'informazioni e di algoritmi super complessi, a essere sede dell'identità, della personalità, ed è li che l'individuo riesce a compiere scelte libere.
Se si vuole uccidere qualcuno, si deve distruggere la coscienza, nella forma del suo supporto digitale (ghiandola pineale), in modo che il suo contenuto non venga trasferito altrove. Questo processo stabilisce, di fatto, l'immortalità dell'individuo, ovvero della sua forma memorizzata. Eppure la serie sembra suggerire che se l'anima sopravvive a troppi corpi, l'alienazione è dietro l'angolo.  
Tutto ciò che accade dentro Matrix, film di fantascienza del 1999 in stile cyberpunk scritto e diretto dai fratelli Andy e Larry Wachowski, è possibile perché ognuno di noi è la proiezione mentale del suo io digitale. E' rendendosi conto di ciò che Neo riesce a sfidare le leggi della fisica, schivando proiettili con la semplice forza della mente. 
Come distinguere un umano da un replicante? Blade Runner è un film del 1982 diretto da Ridley Scott tratto dal romanzo Il cacciatore di androidi (1968) di Philip K. Dock racconta la caccia ad alcuni replicanti, robot che imitano perfettamente gli uomini. Una situazione che innesta dubbi "iperbolici" simili a quelli di Cartesio.
L'invasione degli ultracorpi (1956) è un classico del cinema di fantascienza in cui si immagina un'invasione aliena: creature mostruose annientano la volontà degli abitanti di una cittadina degli Stati Uniti e ne replicano perfettamente l'aspetto sostituendosi a essi. Lo spettatore è però in grado di distinguere chiaramente gli uomini dagli alieni: questi ultimi, infatti, non sono in grado di manifestare alcuna emozione, parlano con voce monocorde e priva di inflessioni, appaiono emotivamente distaccati e sempre nel pieno possesso delle loro facoltà razionali. Anche per Cartesio le emozioni sono un tratto distintivo della natura umana e sono, per certi versi, altrettanto importanti della razionalità. L'essere umano è sottoposto alla sfida delle passioni: deve dominarle, ma non può non provarle, per non rinunciare a ciò che lo caratterizza, e lo distingue da una macchina priva di volontà.
La prospettiva di Cartesio, che considera il corpo umano come una macchina e le passioni ne determinano molti aspetti del comportamento come degli automatismi, richiama battito sull'intelligenza artificiale e sulle macchine "intelligenti" immaginate per futuro non lontano. 
Nel film 1999, L'uomo bicentenario, tratto da un romanzo di Isaac Asimov, si narra di un robot evoluto, Andrew, che presenta delle anomalie di funzionamento, manifestando sentimenti e provando emozioni. Andrew studia e impara il comportamento umano, fino a mettere discussione la propria natura meccanica e a intraprendere una lunga battaglia legale per il riconoscimento dello status di uomo e di cittadino con i diritti e i doveri ad esso connessi. Andrew decide anche di sottoporsi a un'operazione che ne cambia la struttura interna, producendo un metabolismo soggetto a invecchiamento e a morte. 
Il problema dell'intelligenza artificiale si lega non soltanto alla possibilità che le macchine abbiano un'intelligenza talmente evoluta da produrre l'autocoscienza, ma anche alla prospettiva che possano provare passioni, emozioni e sentimenti simili a quelli degli esseri umani. Questo aspetto è proposto in un celebre film, lo, robot, anch'esso tratto da un racconto di Asimov, e anche in questa pellicola, per un difetto di costruzione, uno dei robot, Sonny, può provare emozioni e sognare. 

DEVIAZIONI

Dov'è la tua identità? Se nel dualismo di Cartesio è la mente a prevalere, allora significa che ciò che è materiale e organico privo di valore. Se invece è il corpo a essere di primaria importanza, allora significa che la libertà di azione è un'illusione perché il corpo segue le sue regole in modo meccanicistico e deterministico. Quale rapporto si instaura fra corpo e mente mentre proviamo emozioni o passioni? Perché piangiamo quando siamo tristi? O ci batte il cuore quando siamo innamorati? 

CARTESIO E I SUOI OPPOSITORI

SPINOZA
Quando sbagliamo qualcosa o subiamo un danno (un brutto voto, un'amicizia che si rompe...) siamo sempre propensi a dare la colpa ad altri invece di fare una bella autocritica (ho studiato poco, ho ferito un amico con una parola fuori posto. Idolatriamo chi ci fa sentire più felice (cantanti, youtuber...) perdendo di vista il fatto che sono esseri umani come noi. E' il desiderio di esserlo che ci fa illudere di essere liberi nelle nostre scelte mentre le nostre scelte non sono libere.  
L'episodio Torna da me della serie Black Mirror è infatti spinoziano. Martha ha perso il fidanzato in un incidente stradale e scopre che esiste un servizio online che permette di mettersi in contatto con il defunto attraverso un algoritmo che ha raccolto tutte le informazioni sulla sua personalità ricostruendo la stessa voce, gli stessi ricordi, gli stessi desideri e paure. Tale mole di informazioni può inoltre essere impiantata in un corpo artificiale ma il risultato non riproduce comunque il suo fidanzato. La mente nasce con e nel corpo: la mente è l'idea del corpo e tra questi elementi non esiste un dualismo, ma un'identità.  
Christopher Nolan dirige Leonardo Di Caprio, un professionista nell'arte di penetrare nei sogni delle persone per estrapolare informazioni in questo avvincente thriller fantascientifico, Inception. Se qualcuno muore nel sogno, anche il corpo muore: un corpo senza mente non sopravvive. La coscienza è manifestazione diretta dell'organismo e, al tempo stesso, il corpo viene influenzato direttamente da ciò che avviene nella testa. Quindi ogni trasformazione che viviamo, sia essa mentale o corporea, è determinata da questa complessa interconnessione. Per Spinoza libertà significa essere presenti a se stessi, senza superstizioni consolatorie (Dio, Cogito, dualismi), riconoscendosi parte dell'universo come corpo e come idee. 
PASCAL
La ragione è davvero l'unico strumento di conoscenza? Oppure è possibile conoscere il mondo anche in altri modi? E' la ragione o il cuore a dare senso al soggetto umano e alla sua esistenza? Nonostante il rigore della sua formulazione, l'argomento del cogito non è inattaccabile. 
Secondo Hobbes ad esempio, affermare io sono pensante, dunque sono un pensiero equivale a dire io sono passeggiante, dunque sono una passeggiata, confondendo l'atto del pensare e la sostanza pensante assimilandole come se coincidessero. In realtà l'essenza potrebbe anche essere qualcosa di materiale (il cervello o altro).  O, come per Pascal, potrebbe trattarsi di sentimento e cuore.  

ATTIVITA’

L'intelligenza e la coscienza possono essere riprodotte artificialmente?
Considera i film selezionati come "esperimenti mentali" per analizzare la tesi cartesiana di una differenza irriducibile tra mente e corpo. Gli androidi sono sicuramente soltanto materia, E possibile che, aumentando la complessità dei chip neurali, arrivino ad avere coscienza e ragione? È quindi possibile che ragione e coscienza siano sorte nell'essere umano in seguito al processo evolutivo? Oppure esse sono connesse, come sostiene Cartesio, a qualcosa di irriducibile alla materia, che non può essere prodotto né dall'evoluzione né dalla tecnica, per quanto elaborata?
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