Provavo qualcosa di infinitamente dolce ascoltando cantilene, filastrocche, strofette (anche quelle tipo Corriere dei Piccoli) non in quanto cantate, ma in quanto pronunciate o anche semplicemente dette, in relazione a un’armonia legata proprio al funzionamento stesso del linguaggio, al suo canto interno (…) La nonna paterna (…) mi sottolineava il fatto che questi suoni della lingua non erano canto nel senso più comune della parola, erano appunto poesia (…), mi recitava le strofe di Torquato Tasso (…) Questa armonia del toscano illustre filtrava in me come un vero e proprio sogno, una vera e propria droga fonica. (Autoritratto, 1977).
Andrea Zanzotto – Pieve di Soligo, 10 ottobre 1921 – Conegliano, 18 ottobre 2011 – poeta italiano.
Ritratti – Andrea Zanzotto (Marco Paolini, regia di Carlo Mazzacurati, 2009)
MARIA MONTESSORI – Correva l’Anno
Per andare avanti bisogna procedere con un piede nell’infanzia, quando tutto sembra grande e importante, e un piede nella vecchiaia estrema, quando tutto sembra niente. A.Z.
MISTERI DELLA PEDAGOGIA
Il Centro di Lettura.
Distinguere un poco raccogliere mettere da parte
per dirne bene: in tutto:
rigirando bene tutto sotto la lampada…
Qui si somministra la dolcissima linfa del sapere
anche ad ore impensate
e i fanciulli e i vecchi suggono
è certo che apprendono al Centro di Lettura:
e si imparte e comparte la vivanda
si tira l’orecchio al distratto
si premia e castiga con frutto
usando onniveggenza; si offre più d’un documento
a bene pregiare la vita e tutto
(ora che in crepuscolo e dono è tutto:
non forse timbri e toni
nel senso dell’aggiustamento?)
Meli pieni di pioggia e di fiori
da sempre, di sempre,
adoranti, quanti «sempre!»: e dissero:
in sognolìo e luminìo di primavera
pioggia a filo a filo a filo
ribadita e grigie e gridi e forme –
una sera un crepuscolo ciondola intorno
mi ciondola la testa e
sugli habitat è quasi festa
il profitto qua e là mangiucchia
qua e là ammucchia e tutto
rientra in questo ehi! anzi racconto
di cui vado accennando e poi accentuando
i trucchi le risorse le voglie d’avvicinamento…
come – se fosse vera – sul bilico di una selva
di meli in pioggia
lo scoppiettare di un trattore verso la carraia
Io vengo da abbastanza lontano
salgo in cattedra al Centro di Lettura
ci sono i bambini le ragazze delle medie
la vecchia maestra Morchet,
parlo di Dante: che bravi che attenti,
oh lui, quello sì, Dante!
in cattedra nel luogo dei meli e delle viti
nel pozzo delle delizie grigie.
E la maestra Morchet: «Lume non è se non vien dal sereno
che non si turba mai»
cita, dalla sua sedia a destra della cattedra,
cattedra da cui si parla di Dante,
«Bravissima, signorina:
luce non è che non venga da quella».
Tre bambine un po’ lolite certo apprendiste magliaie
nove scolari fra elementari e medie
certo un operaio; nell’armadio ci sono
bei libri qui al Centro di Lettura
niente di marcio niente d’impostura
– anche moderni, si assicura – e
che benefit che gratificazione dà qui
il Ministero della P. I.
«Lume non è che non venga».
Il tizzone l’hai visto, nel brolo?
Fumava nelle lanugini fumava dal rotto.
E i bachi li hai visti serificare
da tutto il loro immenso sfarzo ghiotto?
Era il paragone famoso
per me: frivolo e solo
a leccornie attento: ma se questa stessa
fosse quasi didascalia
piena di passi in cammino
piena di stonature accettabili come le
gocce d’acqua di melo
gocce di fiori di melo piene …
Primavera baco e natura
da troppo in ambage
fuori del Centro di Lettura
vanno al bosco vanno in muda
vanno in vacca dormono della quarta
e noi del Centro invece – oh notte –
siamo con Dante e la maestra
e il maestro reggente e gli uditori
alla questua dei valori
siamo tesoro non turbato
Sbagliato credere che la signorina Morchet
sia – così vecchia –
proprio là in fondo, nel fondo di Lorna.
Saliente… provveduta… non smessa nel fioco…
Ha viaggiato in Sicilia Finlandia e Turchia
nozioni mette a profitto e manna ne fa, quale pecchia
industriosa, nel suo quaderno appunto su appunto si aggiorna
(giustamente, ma invano, diceva a mia zia
«le poesie di suo nipote si capiscono poco»)
(giustamente, ma invano, aspettava da due
colombe appaiate un’ovatura copiosa).
Dessa è: la sua faccia è [quella della] [pedagogia]
un po’ dura un po’ tonta un po’ sorda
– oh cieli della pedagogia –
per andare avanti
indenne attraverso «i dubbi eccessivi le negazioni
che feriscono i bambini» e il Centro di Lettura
i cuori – sì i cuori
le menti – sì le menti
e tolgono respiro e sostegno alle colline
e non parano le frane
non rassodano non pagano
(e sbattono le porte
e stridono le piogge
e volano le tegole
e – sotto vento –
i meli i meli e poi più).
Capìto? Attenti, vero? Ai comportamenti
del mondo, a come si ottiene il frutto
a come abbondi il prodotto all’esame;
esaminare dunque, e poi avanti;
esamino, al futuro, il futuro
e rido con Dante nel sereno
che non si turba mai
e imito a gogò le potenze
butto giù butto giù per le forre
il frutto o sopra ci passo
sopra ci passo col trattore.
E se, ecco, dalle corolle dei meli, delle piogge…
Se adatti contatti e non…
Se xenoglossìe non glossolalìe…
Se Dante aiutando…
Se quei sibili d’asma-appello…
Se un nostro sbilanciarci in pedagogie…
Come c’è stento ora e scarsa
divinazione. Avrò un voto
basso, di annientamento,
sarò castrato dalla pedagogia.
Suggeriscimi
tu, prego, ad esempio, amico,
degno cittadino di questo habitat
– e ora comodo comodo sotto
la coperta di sterpi di triboli -;
dov’è il tuo banco? Sei assente?
Devo segnarti con un A sul registro?
Ma non sapevi che al Centro di Lettura
tengo una conferenza su Dante
e che attendevo il tuo intervento
di dantista desmàt?
Non apprezzi come sono agibili
i nostri rispettivi schizoidismi
alla presenza
Alla presenza di mille meli di un milione di colline
di un tre studentelle
di un cinque magliaie, che amore, del maestro reggente
della signorina Morchet, medaglia d’oro alla P.I.
con settant’anni e settanta quarantene
di vera gloria pedagogica,
alla presenza della stessa presenza
Oh nella presenza. Prego: sii
anche tu giovane docente di cui non discuto
autorità umori nervi
tu gemma del video sacra-immaginetta copertina
tu bellissima fatale eccezionale istruitissima:
– quai chicche scolastiche
quai zuccherine didattiche trappole
quai comedie psicoplastiche –
e che successi perfino su guerre pesti
e folgori otterresti otterremmo
grazie al nostro metodo e nonostante
i nostri rispettivi schizoidismi
assolutamente dissimmetrici –
maestra Morchet assenziente tricotante
e citando citando Dante
sù verso a verso scalante
Turbato è il significato.
Spiove, spia tra e tra passato.
Non obbediscono al richiamo le gallinette e le stelle.
Eros benefit gratificazione
magagna sangue e tempo gramo
sulla pagina caso pone.
Fuori pedagogia out out, contro i meli e le maestre,
le potenze… i prìncipi… li scruti dalla finestrina dall’oblò
(trafiggono imprendono gestiscono
non conoscono la sazietà gesticolano impalano
si fanno razzi scoppiano
in corolle di scintille lassù…)
me il Centro di Lettura…
ma nuove pedagogie per i morti e forse per gli altri…
oltre forre e boschi escogitate…
«Lume non è se non vien
si turba mai»
Nel 1980 scrisse alcuni dialoghi e stralci di sceneggiatura del film La città delle donne di Fellini.
Storia del Fascismo
GIOVANNI PASCOLI- DI LUIGI BONESCHI
I versi non avevano ancora uno stile personale e risentivano dell’influenza pascoliana dato che un nipote di Giovanni Pascoli che lavorava nella banca locale, conoscendo la sua passione per la poesia, gli aveva regalato alcuni volumi del poeta in edizione originale.
La Resistenza in Italia
Andrea Zanzotto e il “Quartiere del Piave” – dalla trasmissione Rai Edu
Storica diretta RAI: “L’uomo sulla Luna” (1969)
Protocollo relativo alla prima tavola del test di Rorschach, specialmente al dettaglio centrale, oppure: cinquantanove interventi-battute di altrettanti personaggi (meglio che di uno solo) in colloquio, a modo di “contrasto”, con un’altra persona, stabile, che parla tra virgolette, e che è lo stesso dettaglio centrale. Ma anche: panorama su un certo tipo di filmati di consumo e chiacchiere più o meno letterarie del tempo. E ancora: frammenti di un’imprecisa storia dell’avvicinamento umano alla dea-luna, fino al contatto. Ecc.
Gli sguardi i fatti e senhal
La Psicologia — Jacques LACAN — Massimo Recalcati